Amata Calabria mia: Scilla, Stilo e Roccella Jonica.

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UNA PASQUA TRASCORSA IN ANGOLI DI PARADISO DELLA MIA BELLA TERRA! – 3 Aprile 2015 – Eccomi a raccontarvi di una Pasqua nella mia bella Calabria. Kevin al volante, Autostrada del Sole e si scende in punta dello stivale nazionale! Un occasione anche per riabbracciare Rosy carissima amicuzza mia, infatti appena arrivati depositiamo i bagagli a casa e si va in centro a Reggio, una passeggiata sul rinomato Corso Garibaldi, poi si mangia una pizza assieme e infine a nanna, la stanchezza del viaggio inizia a farsi sentire.

Il giorno seguente, si ritorna in centro città perché abbiamo voglia di rivedere i famosi Bronzi di Riace tornati sui loro piedistalli dopo ulteriori controlli e minimi restauri. Il Museo nazionale della Magna Grecia è uno dei più importanti per contenuti e conservazione della cultura italiana ed ha una ragguardevole collezione di reperti provenienti dalla Magna Grecia. Ammiro per l’ennesima volta, le bellissime statue raffiguranti greci della metà del V secolo a.C. e che secondo recenti studi, raffigurano: Tideo e Anfiarao o Eteocle e Polinice, due figure dei sette contro Tebe. Avremmo voluto visitare il resto delle sale, ma ci viene detto che son chiuse, in allestimento! Bah…in piena festività con i turisti in città, mi astengo dal commentare oltre, meglio!

Usciti dal Museo, facciamo una breve passeggiata sul più bel chilometro d’Italia, come definì questo tratto del lungomare D’Annunzio. E’ intitolato al compianto Sindaco Falcomatà, unica persona  che ritengo abbia voluto bene davvero a questa città e che l’ha migliorata con iniziative e eventi di prestigio. La così chiamata dai reggini Via Marina, dove terra, cielo e mare si uniscono all’unisono e lo spettacolo che si presenta al visitatore è unico, lo skyline della Sicilia che la sera brilla di luci oltre lo Stretto, le tre statue contemporanee che io adoro e ad opera di Rabarama, le palme, le magnolie e tutte le piante esotiche lungo il viale, trasformano questo lungomare in una sorta di orto botanico che stupisce l’occhio di chi vi passeggia.

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Fanno da cornice lato monte, una schiera di palazzi in stile liberty, tra cui Villa Zerbi e le recuperate e restaurate tracce delle mura greche del IV secolo avanti Cristo. Senza dubbio un ottimo biglietto da visita per una città, che ha molto da offrire se solo fosse più amata da chi la governa, ma anche dagli stessi cittadini che spesso la maltrattano, davvero uno scenario come pochi! Il vento di tramontana incalza e ci costringe a rientrare. (Foto copyright www.strettoweb.com)

Il pomeriggio del giorno di Pasqua, dopo un lauto e gustosissimo pranzo a casa di mia cognata, ottima cuoca davvero, decidiamo di fare una passeggiata, voglia di mare, voglia di vederlo e stare quasi a contatto e dunque via verso la bellissima e suggestiva Scilla. Uno tra i borghi più belli e caratteristici dell’hinterland reggino, a lungo meta di artisti di ogni epoca e di ogni nazionalità, e che si popola paurosamente ed è frequentatissima dalla mondanità estiva. Il panorama che ammiriamo appena giunti in paese dal belvedere di Piazza San Rocco, è indescrivibile!

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Le origini di Scilla sono antichissime, vanno dalla mitologia, alla storia, dalla leggenda alle poetiche immagini, alimentate per millenni dalla suggestività dell’ambiente naturale che si mostra a noi. Svetta su un promontorio a picco sul mare, il bellissimo Castello Ruffo, ha un Museo della Marina con al suo interno un ala adibita ad Ostello della Gioventù, è sede anche di uno dei fari della Marina Militare, il cosiddetto faro di Scilla. Il nome di questo luogo bellissimo, viene dal greco antico, Skylla, che ha l’equivalente in latino di Scylla, scoglio è il suo significato.

Secondo la mitologia greca, Scilla era una ninfa marina adorata da Glauco un bel pescatore, la maga Circe gelosa di quest’ultimo vedendola mentre faceva il bagno in una caletta presso Zancle, (l’attuale Messina), la tramutò in un mostro con sei teste di cane che latravano e con al posto delle gambe lunghe code di serpente, la storia è raccontata nell’Odissea e nelle Metamorfosi di Ovidio. A Scilla e precisamente alla marina grande furono rinvenute nel XVIII secolo, tracce dei resti dell’antico porto, oggi scomparse a causa delle violente tempeste e delle fortissime mareggiate.

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Curiosità: dal costone della montagna, che si vede nell’immagine sotto, (di fianco al riflesso del sole sul mare), si lanciano gli sportivi amanti del parapendio. Ci incamminiamo verso Chianalea, la parte più storica e il vero cuore di Scilla. Il nome deriva da Piana delle Galee l’antico natante, ovvero sinonimo arcaico di pesce spada. La pesca di quest’ultimo avviene da tempo immemore sulla tipica passerella, nome che ha sostituito quello originario dell’imbarcazione. Chianalea divide l’intero borgo, dalla Marina Grande, la costa sotto le abitazioni offre solo pochi metri di spiaggia, essendo per la maggior parte costituita da scogli e rocce, e questa parte di Scilla è percorsa da un’unica strada che unisce il porto alla Statale 18.

Il grande numero di case costruite a ridosso del mare, le hanno conferito negli anni per definizione dei turisti, il soprannome di “piccola Venezia del Sud”. Che emozione dopo anni, ripercorrere a piedi le stradine acciottolate cariche di storia ma anche di ricordi della mia gioventù. Ritorno con la mente ai tempi universitari, quando andavamo da un professore che abitava li, a far la revisione dei progetti da presentare in sede d’esami, e con la mia Fiat 126 bianca, mi inerpicavo in ripide salite che mi tuffavano nel cuore di Scilla. Davvero un borgo marinaro affascinante, che con le sue abitazioni quasi immerse nell’acqua, ci offre sensazioni e scenari pittoreschi scrutando fra i suoi vicoli, calcando le scalette in pietra e ammirando dai suoi meravigliosi affacci sull’azzurro mare!

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La Calabria è la mia amata terra natia ed ha una caratteristica più unica che rara, la bellezza della montagna e del mare che si uniscono come in un bacio romantico, un idillio fra civiltà e natura che resiste da secoli, fa da cornice e richiama e ammalia come le sirene di Ulisse! E Scilla è una preziosa collana di questa mia terra, che richiama anch’essa ammaliando con il suo azzurro mare, che attira con la sua “sagra del pesce spada”, che si mostra orgogliosa con la sua sfavillante veste di natura selvaggia e al contempo affascinante, che regala delizie per il palato, che ti inebria con i suoi vini di zibibbo, che ti rende allegra con le tradizioni belle del sud espresse negli spettacoli folkloristici!

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Sul far della sera le luci creano quasi una visione presepiale, un panorama ineguagliabile, che da sempre strega, conservando una poesia d’altri tempi, chi lo scopre! Diamo un ultimo sguardo al mare, percorriamo la scalinata che ci porta al belvedere dalle mura del porto. Tra scogli, cielo e mare gli sguardi sconfinano, uno skyline di luci della costa e le nostre sagome immerse in un rossastro cielo si mescolano in una simbiosi calda e avvolgente, su cui predomina come un re il Castello Ruffo con il suo Faro. Davvero magica Scilla, luogo ricco di suggestione e leggendario mito di Scilla e Cariddi, noto ai più come il bellissimo e rarissimo fenomeno della Fata Morgana!

Il lunedì dell’Angelo sconfiniamo sul versante jonico calabrese, Stilo sarà la nostra meta nonostante nuvoloni minacciosi e carichi di pioggia, incombono nel cielo plumbeo. La Cattolica omonima, ci aspetta. Ci siamo! Arrivati dopo esserci inerpicati per numerose curve, finalmente la vedo. Memore dei miei studi liceali, ricordo di una piccola chiesa bizantina e a pianta centrale, eretta sul costone del monte Consolino e che nel corso degli anni è entrata nella lista dei monumenti Patrimonio dell’Umanità.

Una denominazione di Cattolica, conferita perché un tempo passato era una delle “chiese privilegiate” di primo grado, la chiesa madre fra le cinque parrocchie del paese. Ammiro una semplice architettura Bizantina, ma che conserva tutto il suo carico di storia e originalità, rivestita in esterno da un particolare intreccio di grossi mattoni. La parte di ponente del manufatto, si adagia sulla nuda roccia, mentre la parte di levante che termina con tre absidi, poggia sulla pietra. 

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Esternamente è semplice quasi priva di decorazioni, tranne le caratteristiche cupolette che ne sono ricche e rivestite da mattonelle quadrate di cotto. All’interno lo spazio è spartano, quattro colonne lo dividono in nove parti e su un lato tre piccole absidi, la visita sarà breve, ma comunque architettonicamente appagante.

Si scende a valle, per fortuna il tempo regge e la pioggia continua a darci tregua. La nostra intenzione è di visitare anche l’antico borgo di Stilo, paesino che diede i natali al filoso Tommaso Campanella. Un borgo bizantinio dalle popolazioni araberesche e dalle case con i tetti ricoperti da caratteristiche Ceramidi. Si snoda verso la valle a gradinate sulla pietra tufacea, scivolando quasi su un pendio di ulivi e viti, accolse eremiti e monaci basiliani che abitarono le sue grotte e costruirono quel capolavoro che è la Cattolica, ancora miracolosamente intatta. .

Il tempo scorre veloce scivola via quando si è in luoghi amabili, dunque si fa ora di pranzo! E’ Pasquetta ed è consuetudine fare il rituale del pic nic all’aria aperta, nonostante faccia freddo e ricominci a piovere, noi tenaci non molliamo, non possiamo davvero esimerci dal perpetrare la tradizione. Et voilà, Rosy la mia cara e bella amica, ha una borsa merenda che è un pozzo dei desideri, un cappello magico, ha tirato fuori ogni sorta di leccornia, le foto ne raccontano solo un paio delle specialità tipiche calabresi con cui ha imbandito il tavolino. 😉

Finito di colmare il languore ci incamminiamo verso Stilo. Il borgo prende il nome dalla fiumara Stilaro Meta, percorrendo le vie secolari, lungo il tragitto numerosi scorci con affacci a picco tra scalette e case in pietra antica si susseguono. Giungiamo su un costone del monte e scorgiamo la piccola cappelletta incastonata nella roccia, mentre io mi fermo ad ammirare il circondario verde, i miei “uomini” si addentrano sul sentiero scavato nella montagna, per raggiungerla e visitarla, ma inizia nuovamente a piovere, per cui decidiamo di lasciare la montagna e scendere giù al mare.

E si va’ così verso Roccella Jonica. Un comune situato sulla famosa e rinomata Costa dei Gelsomini, però noi tralasceremo il paese vero e proprio e andremo al porto turistico. Per la sua posizione protetta, è chiamato Porto delle Grazie, ha ai suoi lati due bellissime spiagge di finissima sabbia bianca e un’incantevole pineta ricca di vegetazione. Ogni anno in questo porto, si svolgono diversi eventi sportivi e anche concerti in occasione del Roccella Jazz Festival, a cui partecipano artisti di fama internazionale.

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E come d’incanto, appena arrivati spunta il sole, ma spunta anche fra i fili d’erba della pineta, una solitaria lumachina che lentamente striscia e si bea al tepore dei deboli raggi! Il porto offre ben 450 posti barca, ha due moli esterni ed una grande imboccatura. D’estate si riempie di imbarcazioni turistiche, sopratutto perché è un porto sicuro e ben protetto oltre che l’unico, in questo tratto di mare della Calabria Jonica compreso tra il Golfo di Squillace e quello di Capo Spartivento.

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Si racconta, dell’esistenza del porto fin dall’antichità, per un possibile insediamento Romano a Roccella, infatti due testimonianze, una coppia di colonne monoblocco di granito rosa egiziano e il ritrovamento di strutture murarie sottomarine di età imperiale pare lo confermino. Ma anche le attività marittime d’imbarco e sbarco merci nel corso dei secoli passati ne sono una prova, infine una curiosità: un giornale pubblicato a Venezia diede notizia che nel Dicembre del 1778, i turchi cercarono di impadronirsene.

La nostra bellissima escursione volge al termine, si rientra alla base, è stata una giornata stupenda, grazie Rosy e Massy!

Dopo la lunga, bella e intensa giornata di ieri, oggi sono le ultime ore di permanenza nella mia amata città. Una breve passeggiata prima di andar via, ci da la possibilità di ammirare lo scenario del meraviglioso Stretto con il suo mare increspato dai venti e dai litigi delle correnti e poi si rientra. Ciao mare mio, ci rivedremo ad Agosto. Bagagli in taxi e andiamo verso l’Aeroporto dello Stretto Tito Minniti.

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Siamo arrivati nella mia bella Calabria in macchina e rientriamo in aereo, mah che volete… nostre bizzarrie? No! Scherzi a parte, la macchina serviva ai miei figli che son rientrati un giorno prima di noi. 😉 Check-in superato, ci si imbarca. Lascio al mio gran Capo Augh gli zaini perché mi servono le mani libere per fotografare 😀  e si decolla In un bel cielo azzurro e limpido.

Sorvoliamo il mare, e aguzzando la vista scorgo una nave da crociera, eccola, quel puntino bianco in mezzo all’azzurro intenso, et voilà la mia passione per le crociere si riconferma sempre in ogni mio viaggio anche non essendo a bordo nave. Passiamo sul bel Golfo di Napoli, altra città che mi è rimasta nel cuore dopo l’ultima trasferta a bordo di MSC Sinfonia nello scorso Marzo, immortalo la bocca del Vesuvio e in meno di un ora ci siamo. Terra! Arrivati a Roma, Aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino.

Un caloroso grazie a Rosy e Massy, cari amici nostri compagni d’avventura e validi alleati nelle scoperte di angoli di terra calabra, siete sempre impagabili per quello che fate, un bacione grande gente stupenda!

Ciao…e alla prossima meta! 😉

DIRMA NERA

 

 

 

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