MSC Crociere e mete! Discovery una Venezia lontana dal turismo di massa.

con 3 commenti

 

RISCOPRIRE LA SERENISSIMA DA UN NUOVO PUNTO DI VISTA E LONTANO DALLA FOLLA DI TURISTI CHE OGNI GIORNO POPOLA LE SUE CALLI E I SUOI CAMPIELLI. – Ottobre 2013 –  In una giornata davvero uggiosa  MSC Fantasia fa il suo ingresso in laguna di buon mattino, albeggia e affacciata al balcone della mia cabina ammiro lo  skyline di Venezia dai colori sfumati e opachi per via della rada nebbia e della nuvolosità. La vista della città con queste condizioni di luce, assume per me un fascino del tutto particolare e mi convince sempre di più che questa meta è una delle tappe più belle che possano esistere in un itinerario crocieristico e anche se non è la prima volta che ho l’occasione di mettere piede sul suo suolo, mi emoziona ugualmente e rimango estasiata ad ammirarla! Lentamente e senza propulsione trainati dai rimorchiatori e sotto lo stretto controllo in plancia del Comandante, degli ufficiali e del pilota speciale, la nave scivola silenziosa sul pelo dell’acqua, mentre avanziamo fra le imbarcazioni che cominciano a popolare il Vigano…più comunemente conosciuto come Canale della Giudecca.

Ormai è quasi giorno pieno e quella nebbiolina che velava la città, dandole un aria misteriosa ma al contempo romantica si è diradata, si stagliano così nitide davanti ai miei occhi le sagome delle abitazioni di questo capoluogo veneto che rappresenta davvero un miracolo della natura e che esiste fin dall’800 a.c. con le sue civiltà dedite alla pesca, alla produzione del sale e a tutte le attività mercantili marittime. Una città rafforzata in seguito dall’insediamento dei Romani che ne potenziarono il porto, facendo diventare la Serenissima come amo chiamarla io, un centro di villeggiatura per nobili che persiste dal ‘697 anno in cui fu eretta e che nel 1933 con la costruzione del ponte che la collegava alla terraferma integrando il già esistente ferroviario, divenne il Ducato di Venezia. Cominciò così a crescere demograficamente fino a spiccare il volo negli anni ’60 ed arrivare a quello che oggi con caparbietà e tenacia mantengono i veneziani, una città dalla preziosa e di rara bellezza nonché unica al mondo! La nave abborda per l’attracco al Terminal Isonzo e i meravigliosi gabbiani, planano leggiadramente ai suoi lati come a salutarci e darci il benvenuto, ci seguono durante l’avvicinamento alla banchina e quasi come animaletti domestici, beccano del cibo dalle mie mani, che emozione e che sensazione stupenda, adoro questi pennuti e il loro garrito!

La nave attracca e noi come sempre dopo una sostanziale colazione al buffet siamo pronti a sbarcare. Chi vede Venezia una volta poi ne resta “drogato” al punto di volerci ritornare, lo stesso accade a me e dunque per questo ci ritornerei mille volte! E in base a quest’ultima affermazione visto che il centro storico lo conosciamo bene per esserci stati già altre volte, opteremo per una tour escursionistico che di solito se non da pochi, viene inserito come itinerario turistico in città, al pari di quelli che vanno per la maggiore come i più famosi Ponte di Rialto, Palazzo Ducale o San Marco. Una scelta la nostra di realtà alternative da scoprire altrettanto belle e interessanti da vedere e sempre appartenenti al patrimonio artistico e all’importante cultura di questa regina dell’Adriatico. Scattiamo un paio di foto alla nostra lussuosa dimora galleggiante appartenente alla flotta  MSC Crociere e siccome il terminal dista circa un chilometro e mezzo dal centro storico, andiamo a prendere un mezzo che ci porterà in città in brevissimo tempo.

A pochi passi dall’uscita dell’Isonzo c’è la stazione del People Mover, per il sistema di traino a funi è una sorta di funicolare terrestre con i vagoni che percorrono una monorotaia sopraelevata. Il futurista e aerodinamico trenino può portare un massimo di 200 passeggeri a convoglio, facendo un rapido calcolo pensate che scarrozza nei due sensi circa 3000 persone ogni ora. Le sue corse giornaliere sono numerose e a distanza di otto minuti l’una dall’altra, quindi niente paura per le file, la prima parte alle 7.00 e l’ultima alle 23.00. Vi informo che collega Piazzale Roma al Tronchetto e la fermata intermedia è proprio quella della marittima ossia il Terminal Isonzo, il ticket a tratta costa euro 1.50 a persona, li potrete acquistare nelle macchinette automatiche in prossimità della fermata e in meno di tre minuti sarete in centro città. Curiosità i vagoncini sono dotati di ruote gommate per garantire la silenziosità e non disturbare, visto che passa all’interno, anche se pur in alto, di aree residenziali.

E dopo avere avuto un assaggio di Venezia con un colpo d’occhio sulla laguna dal People Mover, eccoci dunque arrivati in Piazzale Roma, il nucleo storico della città. Ad aspettarci due nostri carissimi amici, la dolcissima Valentina, suo marito il mitico e in gamba Saro e la loro bella figliola Veronica, niente di più gioioso e emozionante, perché dopo anni di chat virtuale sui social, finalmente concretizziamo la nostra amicizia…gli abbracci e i baci si perdono numerosi! Saranno loro i nostri disponibili ed eccezionali ciceroni, ci hanno raccontato la Serenissima meglio di una guida turistica e ci hanno portato in visita di luoghi a dir poco affascinanti dalla storia millenaria e davvero poco conosciuti e poco frequentati di questa città.

Ci avviamo ad iniziare il nostro tour imboccando il futuristico Ponte della Costituzione o più comunemente chiamato Ponte Calatrava dall’omonimo architetto che lo ha disegnato e progettato. Passiamo davanti alla Stazione Ferroviaria Santa Lucia, sempre costeggiando il Canal Grande che si trova sulla nostra destra e imbocchiamo Calle Rio Terà Lista di Spagna, la nostra meta sarà il Ghetto Ebraico. Durante il percorso fotografiamo il Ponte degli Scalzi e l’Edificio Religioso di San Simeone Piccolo con affiancato il Palazzo Adolfo, ex dimora di una famiglia di origini greche appartenente al patriziato veneziano, ci addentriamo dunque in questa Calle ricca di negozietti di souvenir e “assaporo” con lo sguardo le bellissime maschere e tutto l’artigianato veneziano esposto nelle vetrine, ma anche con l’udito “assaporo” le tante cose che mi racconta Valentina con il suo elegante accento veneziano dal timbro delicato…è davvero un piacere ascoltarla!

Attraversiamo il Ponte delle Guglie e andiamo a sinistra, entrando subito dopo a destra in un sottoportego che ci immerge in Calle del Ghetto Vecchio, l’antica zona dove hanno vissuto intorno al 1300 e fino alla Seconda Guerra Mondiale gli Ebrei. I nostri carissimi amici iniziano a raccontarci delle storie davvero tristi e incredibili, il nome ghetto in veneziano “gheto”, ha il significato di fonderia proprio perché ve ne erano all’epoca in quella zona. ma la motivazione della scelta del luogo ad opera del Doge, fu perché il quartiere era circondato da quattro canali, quindi raggiungibile solo dall’acqua e attraversando i ponti che lo collegavano al resto di Venezia. Sui ponti furono installati dei cancelli che a mezzanotte venivano chiusi, tutta l’area quindi era sorvegliata via canale, per non consentire a queste persone di uscire sconfinando e magari organizzare ribellioni. il tutto con la falsa promessa di inserirli nella società veneziana. All’inizio gli Ebrei insediati nella città erano una minoranza, ma ben presto divennero un nucleo considerevole e così come aumentarono loro, aumentò anche il palese comportamento ostile nei loro confronti da parte del Doge e dei suoi cittadini, l’antisemitismo fu pauroso!

Dunque nessun inserimento nel tessuto della città ma una ulteriore relegazione e una tremenda violazione dei loro diritti umani, vi cito solo un paio delle costrizioni subite perché l’elenco è ben lungo! Per esempio l’obbligo di dover portare un segno di identificazione addosso che consisteva in un cerchio giallo sui vestiti o un turbante giallo e ad essere sottomessi a delle regole restrittive e severe stabilite dal Doge. Per convincerli a non ribellarsi ai soprusi, giustificarono falsamente quegli atteggiamenti persecutori, motivando che il distintivo serviva a riconoscerli e garantirgli la protezione per la libertà di culto e anche protezione in caso di guerra. Mentre camminiamo osserviamo tutto il circondario, immaginando a fatica quanto infernale potesse essere stata la vita degli Ebrei a quell’epoca, fin quando finalmente queste persone, soltanto dopo la caduta della Repubblica Veneziana e con l’arrivo dell’esercito francese, seguito da Napoleone che giunse anche lui in città, vide la conclusione dei loro supplizi! Infatti il Generale abolì le regole restrittive e mise fine all’esilio degli Ebrei e li rese uguali a tutti gli altri cittadini.

Il Ghetto Ebraico di Venezia in sostanza si divide in tre aree: Ghetto Vecchio, Ghetto Nuovo e Ghetto Nuovissimo, tutti nel Sestiere di Cannareggio , ma quello nuovo è cronologicamente il più antico. All’interno degli edifici gli Ebrei vi crearono le Sinagoghe ben nascoste dietro le facciate poco appariscenti, a Venezia ve ne sono cinque in tutto e questa dell’immagine su è in stile Barocco ed è la Scuola Spagnola che accoglieva gli Ebrei di questa nazionalità. Il Ghetto di Venezia è il primo d’Europa e il più antico del mondo, infatti questa sorta di isolamento coercitivo, dopo Venezia, fu adottato anche in altre città mantenendo lo stesso nome. Usciamo da Calle del Ghetto Vecchio e arriviamo al Campo del Ghetto Novo, da una rapida occhiata agli edifici mi rendo conto che le persone abitavano in spazi ristrettissimi!

Vi spiego perché. Gli Ebrei a Venezia raggiunsero il numero di più di 5000 quindi l’esigenza abitativa incombeva e non potendosi muovere da quell’area e non avendo il permesso di edificare nuovi edifici, ma soltanto l’aggiunta di sopraelevazioni alle case già esistenti, dovevano sfruttare lo spazio al massimo e in tal modo operarono! Infatti Valentina mi fa notare, osservando l’interno attraverso alcune finestre aperte, quando son bassi i soffitti, l’aggiunta di altri piani ovviamente li costringeva a mantenere le altezze in misura minore allo standard e di conseguenza gli spazi interni delle camere risultavano angusti, tali edifici arrivano a sette piani, cosa alquanto anomala nel centro storico per una città come Venezia. Anche nel Campo del Ghetto Nuovo le facciate celano le Sinagoghe, quest’ultime sono visitabili ma solo con guida, l’apertura è tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00 e il costo di 10 euro per gli adulti e di 8 per i ridotti, compreso il Museo Ebraico, la Biblioteca e il Banco dei Pegni sempre all’interno di questi edifici. Il Ghetto oggi è un vivo e frequentato rione come gli altri della città.

Lasciamo il campo del Ghetto Nuovo, attraversiamo il Rio della Misericordia passando sul ponte che ci porta dall’altra sponda, dopo una cinquantina di metri imbocchiamo Calle Larga, passiamo per Calle Rio e giungiamo così a Campo dei Mori, una delle zone più particolari di venezia. Prende il suo nome da tre fratelli, i Mastelli, originari del Peloponneso, all’epoca erano commercianti di seta e spezie, quest’ultimi furono i proprietari di Ca’ Mastelli o detta del Cammello, l’edificio prestigioso fu la loro sede dei commerci e all’epoca rappresentava l’emblema della borghesia mercantile. Ha una stupenda facciata direttamente prospiciente il canale ed è composta da due stili architettonici, al pian terreno Rinascimentale e su Gotico, ai lati della facciata sono raffigurati in un bassorilievo in pietra i due fratelli e un cammello. La leggenda racconta che furono trasformati in pietra per la loro avidità, ma è risaputo che a Venezia ci sono mille legende e che anche se pur scollegate fra loro, hanno sempre un filo conduttore in comune. Proseguiamo il nostro tour sotto la guida perfetta dei nostri fantastici amici e ci immergiamo in scene di vita quotidiana assolutamente affascinanti, canali con briccole a cui sono ancorate barche a remi, a motore e anche motoscafi lussuosi, tutti davanti gli usci delle case, proprio come si fa quando si parcheggia la propria autovettura davanti ad una abitazione!

Voci  di persone che sembrano melodie per via del gradevole accento veneziano e routine così simile, ma al contempo diversa da quella di una città senza la laguna, credo che affacciarsi dal proprio appartamento e vedere un canale d’acqua sotto, sia la più originale delle vedute esistenti al mondo, mi piacerebbe viverci, ma Vale mi spiega che bisogna davvero amare Venezia per abitarci, perché non è affatto facile. Dopo aver visto Campo dei Mori passiamo su un altro ponte, a tal proposito apro una parentesi ho appreso che Venezia ha ben quattrocentodiciassette ponti! Una volta al di là del Rio della Madonna dell’Orto, ci ritroviamo nella piazza antistante l’omonima chiesa, il suo campanile è quello che già da Piazzale Roma con la sua cupola si staglia nel cielo ed è subito visibile, al suo interno custodisce capolavori ad opera del Tintoretto. Osservo attentamente la sua facciata che è di un Gotico bellissimo oltre ad essere realizzata in cotto, vi risaltano le cornici bianche degli archetti pensili e deduco dalla suddivisione centrale per via delle lesene che corrono in altezza che sia a tre navate. Nelle nicchie ci sono le statue dei dodici apostoli e pensate il suolo antistante è uno dei pochi esemplari rimasti dell’antica pavimentazione veneziana, mostra la tipica tecnica a spina di pesce in pietra bianca e mattoni. Curiosità Venezia ha centoventiquattro isole tutte collegate tra loro dai ponti.

Superiamo la Chiesa e proseguiamo lungo il Canale della Misericordia che abbiamo alla nostra destra e arriviamo subito in prossimità del porticciolo sempre della Misericordia, lasciamo la sponda della Chiesa e passiamo sull’altra percorrendo il ponticello che ci introduce in Corte Vecchia. In fondo alla Calle i nostri amici ci indicano di andare a destra, saliamo su altro ponte ma questa volta in legno e siamo davanti ad un vera e propria villetta a ridosso del canale e immersa nel verde, la motivazione per cui ci siamo andati non è la visione dell’abitazione pur deliziosa in se per se, bensì Vale e Saro ci faranno conoscere qualcuno. Dopo aver fotografato delle anatre che beate pinneggiavano nel canale, lo scorgiamo, ecco che arriva lui sornione e flemmatico come a darci il benvenuto! Ebbene si tratta di un micione a dir poco enorme e stupendo, un esemplare davvero da lasciarti a bocca aperta meravigliata…che spettacolo di felino, si è lasciato fotografare come un divo, grazie Valentina!

Ritorniamo indietro e lungo Corte Muti andiamo verso Campo dell’Abbazia, mantenendo il Rio della Sensa alla nostra destra, passiamo sotto un altro caratteristico e antico sottoportego e arriviamo a destinazione. Si tratta di una piccola piazza delimitata dalla Scuola Vecchia della Misericordia e dalla Chiesa di Santa Maria della Misericordia, anche qui permane il suo selciato antico in cotto con al centro un pozzo, mi stupisce come sia rimasto tutto intatto nel tempo. Di fronte sull’altra sponda, imponente ci attira la facciata della Scuola Nuova della Misericordia, una delle più grandi opere di Jacopo Sansovino, risalente al ‘500 e realizzata per una confraternita, l’architetto la volle concepire talmente bella e grandiosa di modo da oscurare tutti gli altri edifici. E’ divisa su due piani e al piano superiore ha una grande palestra, ha subito un restauro completo che le ha ridato il suo splendore iniziale ed è divenuto anche un luogo di mostre, eventi artistici e proiezioni di film.

Attratti dall’edificio passiamo dal lato della scuola per ammirarla più da vicino, facciamo qualche foto e poi proseguiamo costeggiandola sul suo fianco, andiamo a sinistra dopo aver superato un altro ponte e giungiamo in Calle Fondamenta S. Felice. Camminiamo fino alla fine per poi svoltare ancora a sinistra su Strada Nova, all’altezza della Cassa di Risparmio di Venezia andiamo a destra, siamo così in Campo Santa Sofia, che è il top rispetto agli altri, per l’affaccio sul Canal Grande. Nell’area inglobata fra gli edifici c’è la Chiesa di Santa Sofia, ma siamo li perché i nostri amici ci faranno scoprire un Hotel di tutto prestigio Ca’ Sagredo, affacciato sul Canal Grande con vicino la bellissima Ca’ D’Oro…una volta arrivata in prossimità della sua entrata rimango stupida! Il palazzo è davvero spettacolare, direi una location unica in questa meravigliosa città, risale al XIII secolo, di proprietà dei Morosini è passato dopo essere stato venduto nel 1600, a Nicolò Sagredo Ambasciatore di Venezia che ne fece la sua dimora, è stato più volte ristrutturato e attualmente la sua destinazione d’uso è appunto un lussuoso Hotel, i proprietari sono sempre i discendenti della famiglia Sagredo.

Entrare nelle sue sale lascia a bocca aperta, gli affreschi, i drappeggi, i lampadari seicenteschi, i divani  e ogni altro suppellettile ci racconta la sua storia senza neanche conoscerla, un tuffo in un epoca passata che emoziona davvero solo ad osservare, oppure soltanto ad immaginare la vita in questa dimora patrizia, un armonia seducente di spazi e arte, storia, fascino ed eleganza e chi più ne ha più ne metta, perché davvero ha tutto ciò! Una bellezza suprema oltre la sua invidiabile ubicazione visto che è a pochi minuti da Piazza San Marco e in prossimità del Ponte di Rialto, osservare i suoi soffitti altissimi e preziosamente decorati e le pareti in pietra bianca, mi fa vivere sognante per un attimo quelle bellissime scene nel sontuoso salone da ballo del Gattopardo, perché ogni camera e ogni angolo rievoca alla mente tali scene di vita nobiliare, davvero un vero gioiello di arte veneziana. E dulcis in fundo, affacciarmi al balcone che da’ sul Canal Grande, suscita in me una ulteriore emozione, riesco a cogliere la bellezza di questa città lagunare con le sue gondole che popolano il corso d’acqua, non aggiungo altro, credo che le immagini di seguito parlino da sole.

A malincuore usciamo dal meraviglioso Hotel ed ecco subito un altra novità che risveglia la nostra adrenalina e la nostra curiosità, Valentina e Saro ci fanno provare l’ebrezza della gondola a più posti! Ho scoperto solo quel giorno la possibilità di usufruire di questo mezzo al banale costo di un paio di euro, ignoravo davvero esistesse tale traghettamento ma forse come me anche molti di voi e disconoscevo anche, che proprio Campo di Santa Sofia è noto per questo servizio che porta sull’altra sponda. In sostanza si tratta di una enorme gondola più lunga e più larga di quelle tradizionali, con 14 posti a sedere disposti sui lati praticamente sui bordi dell’imbarcazione, viene chiamata dai veneziani appunto gondola traghetto o da parada ed è vogata da due gondolieri. Per ogni traghettamento il costo è di 70 centesimi di euro a persona per i residenti e di 2 euro per i turisti, vi confesso che salire a bordo aiutata dai gentili gondolieri e sentire l’imbarcazione ondeggiare sotto i piedi, è stata un esperienza comica per me dato il mio equilibrio precario da imbranata quale sono…ma state tranquilli è sicura e vi consiglio di provarla assolutamente!

Et voilà, dopo il “lungo” viaggio in gondola che ha tagliato trasversalmente il Canal Grande, eccoci sull’altra sponda e precisamente davanti alla Pescaria, ossia al Mercato di Rialto, una delle zone più antiche di Venezia, che mantiene questa fiera sin dal 1097 e che costituisce il cuore pulsante della città, in quanto sempre affollato visto che il pesce è la base della cucina veneziana. La meravigliosa loggia che lo ospita è in stile Neogotico dalle colonne adorne di capitelli. Curiosità: un insegna in pietra indica le misure consentite dei pesci da vendere, un chiaro cenno fin da allora al preservare la fauna marina, altra curiosità, pare che proprio il mercato sia uno dei luoghi che faceva parte della Venezia Libertina, in quanto i giovani dopo le trasgressioni notturne nelle giornate del carnevale, erano soliti ritrovarsi fra i banchi della Pescheria.

Lasciamo il mercato e prendiamo Calle de Le Beccarie e dato che ormai è ora di pranzo e anche per concederci un attimo di riposo dal lungo cammino, Valentina e Saro ci propongono di gustare qualcosa di tipico in una delle Cantine o Osterie della Serenissima ovviamente accettiamo di buon grado! Durante il tragitto oltre notare e fotografare gli angoli sempre più pittoreschi affacciati sui canali, alzando lo sguardo verso l’alto scorgo i comignoli delle case che hanno delle sagome strane e che non avevo mai notato in altre città. Non sono le consuete forme di quelli che comunemente vediamo sui tetti ma sono a campana rovesciata, i nostri amici prontamente ci svelano subito il perché.

A Venezia il problema più grande era quello di far uscire si il fumo dalle canne, ma al contempo dovevano impedire l’entrata dell’umidità, della pioggia, della salsedine ma sopratutto e cosa fondamentale, bloccare la fuoruscita di scintille che poteva provocare incendi, sia per la stretta vicinanza l’una alle altre delle abitazioni, sia perché anticamente i tetti erano ricoperti di paglia. Quindi serviva inventarsi un comignolo ad hoc e così fu’! I veneziani hanno ideato i comignoli di forma conica e che loro chiamano “camini”, la struttura ha un disco di copertura che evita l’entrata dell’acqua piovana e dell’umidità, mentre dai fori laterali sulla corona di mensolette, tramite un intercapedine fra la parete esterna e la canna fumaria fuoriescono I fumi, infine le scintille prodotte dalla combustione del legno una volta salite in superfice, cozzano lateralmente all’interno della campana stessa, che avendo un coperchio le trattiene senza farle fuoriuscire.

Quindi come accennavo camminando lungo l’omonima Calle passiamo da Campo Beccarie e a sinistra dopo la prima casa, imbocchiamo un altro sottopertego quello de Le Do Spade e arriviamo ad una tipica Cantina. che non può che chiamarsi come la zona e il sottoportego, così dopo tanto camminare finalmente ci sediamo. Appena varcato l’uscio del locale carinissimo, il profumo del cibo che avvertiamo è inebriante e invitante davvero, si tratta di un caratteristico locale che risale al ‘400 e l’arredo ci racconta chiaramente l’epoca, ci accomodiamo e allegramente chiacchierando iniziamo a consumare la nostra pausa pranzo. Scopriamo gustandoli, i tipici “cicchetti” che sono degli assaggi di fritto di pesce, che dire davvero deliziosi, li potrete trovare anche di fiori di zucca ripieni, di seppioline, mozzarelle in carrozza e molto altro, oltre la simpatia e la gentilezza dei proprietari del locale. Il tutto ovviamente accompagnato e quindi sorseggiando un “ombra”, come viene definito a Venezia un buon bicchiere di vino, infatti ancora oggi si dice: “andar per ombre” quando si vuole consumare un pasto veloce. Vi consiglio  Cantina Do Spade assolutamente se andrete in visita nella Serenissima…il top dei bacari! 😉 Concludiamo il nostro pasto con un ottimo caffè e riusciamo per avviarci quasi alla fine del nostro tour.

Ritorniamo in Campo Beccarie e andiamo a destra in Calle Ruga dei Spezieri, la percorriamo fino in fondo dove cambia il nome in Ruga dei Oresi, queste due Calli sono molto rinomate appunto come si evince dai loro nomi per la presenza dei commercianti di spezie e oro che le popolavano a quel tempo. La nostra ultima meta sarà Campo San Giacomo di Rialto, un altro luogo affaristico vero e proprio della Venezia di una volta, ma quello che attira l’attenzione. è la chiesa di San Giacomo, detta Giacometto dai residenti per via delle sue dimensioni molto più piccole rispetto alle altre. Domina comunque ugualmente con la sua facciata impreziosita da un antica meridiana dalle notevoli misure del diametro e il campanile a vela, senza tralasciare il suo bel porticato Gotico adorno di capitelli. La fondazione della chiesa è legata alla nascita del Mercato di Rialto, in quanto al suo interno nell’abside c’è un iscrizione che richiama i mercanti all’onestà e alla lealtà.

Si è fatta l’ora del rientro in nave, ci avviamo quindi verso Piazzale Roma, non sto a indicarvi la strada, perché il tragitto è stato lunghetto e abbiamo percorso diverse Calle, sinceramente non le ricordo tutte, so’ per certo comunque che sulla via del ritorno i nostri meravigliosi amici ci hanno fatto vedere da fuori, la dimora del grande commediografo veneziano Carlo Goldoni. Al suo interno ospita il Museo e la Biblioteca Storica, vi informo che si possono visitare al costo di 5 euro per gli adulti e 3.50 per i ridotti, tutti i giorni dalle 10.00 alle 15.30. Purtroppo ii tempo a nostra disposizione era pochissimo e quindi ci siamo limitati soltanto a fotografare la facciata, ma lungo il tragitto, Valentina riaccende la mia curiosità, facendomi provare la sensazione del passare in una Calle piccolissima per ampiezza, tant’è che si chiama per l’appunto Calle Stretta! Non è la più piccola ma comunque vi assicuro che data la mia corporatura non tanto esile, ci entravo pelo, pelo! 😉 Giusto per informazione e nel caso vorrete scoprirla, vi informo che la più stretta di Venezia è Calle Varisco che misura soltanto 53 centimetri di larghezza. Continuiamo per rientrare attraversando altrettante viuzze caratteristiche e siamo in Piazzale Roma dove riprenderemo il People Mover per andare al porto. Salutiamo i nostri meravigliosi amici con baci e abbracci, li ringraziamo tantissimo di vero cuore per la stupenda e interessante giornata trascorsa, con la promessa di rivederci presto e ci avviamo alla stazione.

Tre minuti scarsi di People Mover e siamo al terminal Isonzo, posso affermare che il tempo anche se nuvolo, ci ha risparmiato la pioggia. un ultimo sguardo quindi al cielo grigio ringraziandolo silenziosamente per essere stato clemente con noi e ci imbarchiamo su  MSC Fantasia. Andiamo come sempre al buffet per gustare un tè caldo e dei dolcini, di seguito qualche minuto di relax in cabina e poi di corsa all’ultimo deck per godere dell’emozionante uscita da Venezia. Ultimi scatti a questo panorama unico al mondo e da incanto, gabbiani sempre al nostro seguito ma anche tanti motoscafi e barche passeggeri, che passando sottobordo vicini alla nave, ci fotografano e salutano con ampi gesti di braccia e mani che noi gioiosi prontamente ricambiamo. Intanto la nave scivolando silenziosa sull’acqua, lascia una grigia Venezia, ma non per questo meno romantica e affascinante, anzi oserei dire che avvolta in un atmosfera velata lo è ancora di più…vi assicuro un emozione davvero indescrivibile che non si prova in nessun’altra città!

Si ritorna nuovamente in cabina per il cambio d’abito in previsione della serata, seguirà il  Cocktail con il Comandante per i Soci Club MSC, la bellissima come sempre serata a teatro, ma più emozionante delle altre, visto il consueto saluto prima dello sbarco di fine crociera che avverrà l’indomani e poi si va a cena. In un clima di festosa allegria, sulle note del brano di ouverture per la sfilata di tutto il personale di cucina con in testa i bravissimi chef, sventoliamo e roteiamo in aria a ritmo di musica i tovaglioli, per fargli da cornice e per osannarli! La serata si concluderà fra Lounge e Discoteca e come sempre non andremo a dormire prima delle due di mattina.

The end per quest’altra bellissima e interessante tappa, ciao e alla prossima meta di MSC Crociere, se la vuoi scoprire allora stay tuned!

E la nave va… 😉

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3 Responses

  1. Daniela
    | Rispondi

    Ottimo Rituzza!😙

    • Rita Cosentino
      | Rispondi

      Grazie amicuzza mia! :-*

  2. […] scoprire una Serenissima non di massa da visitare, a quest’altro link trovate un mio   reportage dettagliato in merito, con info e chicche. 😉 Il giorno dell’imbarco di solito durante il pomeriggio […]

Lascia una risposta a Meravigliosa crociera degli MSC Fans! Parte prima - Venezia/Brindisi. | Rita Cosentino Annulla risposta