Alla scoperta di due delle sette perle del Mediterraneo! Panarea e Vulcano.

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TERRE INCANTATE DELLA TRINACRIA FORGIATE DAL FUOCO DEI VULCANI, SETTE MAGICHE SORELLE RICCHE DI FASCINO E SIMBOLO DEL MEDITERRANEO CHE EMERGONO DAGLI ABISSI DEL TIRRENO! – Agosto 2011 – Oggi vi racconto di due meravigliosi lembi di mondo dimora degli dei e dei vulcani, appartenenti alla leggendaria e mitologica Sicilia ricca di tradizioni, cultura e bellezze inestimabili, si…vi racconto di isole culle di remote civiltà partorite dal ventre dei vulcani e suggestivi paesaggi. Vi racconto di una parte di un arcipelago fatato proprio davanti la città di Messina e che nelle giornate di luce tersa, mi lascia attonita nell’ammirarlo anche dalla mia amata Calabria. Sette in tutto: Lipari, Vulcano, Salina, Panarea, Stromboli, Filicudi e Alicudi, perle del Mediterraneo che hanno attratto i naviganti da ogni più lontana sponda, terre dove realtà e leggenda si mescolano fino a formare un solo mondo e dove è davvero difficile percepire il vero dall’immaginario, terre di Eolo dio del vento e di incontri omerici narrati nell’Odissea, terre di natura selvaggia e incontaminata…terre di poeti e cantori!

Di sicuro dopo un incipit del genere, trascinata dai bei ricordi rimasti indelebili nella mia mente e indotta quindi ad una descrizione poetica riguardo le bellezze che ho visto, mi viene difficile passare bruscamente ad un racconto schematico del tour di un giorno alle Eolie, piccolo assaggio in previsione di un ritorno per trascorrervi un Weekend, tuttavia provo a svestirmi della romantica esposizione iniziale in cui mi sono calata e cerco di darvi le basilari informazioni pratiche prima di narrarvi quello che ho visto. Le isole sono raggiungibili dai maggiori porti italiani, tramite aliscafi e traghetti o tour operator che propongono gite, i prezzi sono per tutte le tasche e tutte le esigenze, vi sono anche delle mini crociere che vi offrono in un giorno la visita di una parte o in più tempo di tutto dell’arcipelago a partire dal costo di circa 50 euro a persona. Noi abbiamo scelto proprio una di queste e a bordo di una motonave, in una giornata d’agosto siamo partiti alle sei di buon mattino alla scoperta delle leggendarie terre, tutti a bordo…sotto un tiepido sole navighiamo verso la bellissima sponda di fronte, la Sicilia, per far salire altri passeggeri che parteciperanno al tour delle isole, faremo appunto una tappa a Zancle nome antico di Messina dato dai Calcidesi che la fondarono.

Poco più di quindici minuti di traversata nel mio amato stretto e siamo all’imboccatura del porto di questa città situata nell’estrema punta nord orientale della Sicilia e vicina al bellissimo Capo Peloro. Mentre siamo in avvicinamento scorgiamo e svetta nel cielo il bel campanile del Duomo intitolato a Santa Maria, alto 60 metri è l’elemento che attira di più in città perché ha un orologio animato, un vero gioiello meccanico che vi consiglio di ammirare quando scocca l’ora per il suo carosello di personaggi, ma dalla banchina attirano ancora di più la mia attenzione: “U giganti e a gialantissa!” (il gigante e la gingantessa). Due figure che permangono da un secolo e più, appartenenti alla tradizionale festa che va dal 13 al 15 di Agosto in città, sono Mata e Grifone, due simulacri che vengono condotti per le vie della marina e di cui la leggenda narra che fondarono Messina nell’anno 1000, alti ben 5 metri ognuno, sono realizzati in cartapesta dai maestri artigiani siculi. Imbarchiamo le altre persone e sotto un sole che si fa sempre più cocente, ripartiamo alla volta delle Eolie.

Macchine avanti tutta, solchiamo lo specchio d’acqua dimora dei mitici leggendari Scilla E Cariddi (in questo mio reportage troverete la storia), con la veduta del pilone su Capo Peloro da un lato e il promontorio della mia amata Scilla dall’altra parte e proseguiamo verso le terre vulcaniche meta della nostra giornata e palcoscenico di una natura ineguagliabile, terre dove il dio Eolo aveva un palazzo in ognuna delle sette isole, terre con un bagaglio di storia mediterranea millenaria! Scenari da sogno con le loro imponenti scogliere affioranti dal mare turchese, quasi a sembrare sculture naturali per mano delle eruzioni e degli eventi atmosferici, con a corollario vere e proprie bomboniere quali sono i loro insediamenti abitativi, lasciati dalla bravura degli abitanti allo stato originale, un contesto che è una chicca ambita dalla maggior parte dei turisti.

Mi posiziono a poppa, parte delle imbarcazioni che prediligo e mi tuffo con lo sguardo nella scia schiumosa del mio stupendo mare azzurro e profumato di salsedine, linfa vitale per  il mio animo e la mia mente, dopo circa un paio di ore di navigazione ci siamo, ecco all’orizzonte i promontori vulcanici, approderemo a Panarea la più antica e la più piccola delle Eolie. Misura soltanto 3.4 km quadrati ed è anche quella meno elevata di tutto l’arcipelago, infatti il suo punto più alto Punta del Corvo, si trova a 421 metri sul livello del mare. E’ circondata da otto isolotti fra cui il più conosciuto Basiluzzo, tanto da formare fra Stromboli e Lipari un suo piccolo arcipelago, viene definita isola dei Vip, in quanto vi trascorrono le vacanze molti degli appartenenti al jet-set internazionale e che giungono sull’isola a bordo dei loro lussuosi Yacht.

Ma per il suo delizioso contesto è anche una delle sette isole eoliche più frequentata dai comuni turisti in ogni stagione e sopratutto d’estate, un vero e proprio angolo di paradiso che offre scorci suggestivi, tre spiagge il cui mare assume straordinari colori dal blu intenso cangianti al verde smeraldo o al turchese, senza tralasciare i fondali che fanno la felicità di chi ama lo snorkeling. Il suo nucleo residenziale è un pugno di casette bianco candido, sui cui spicca il rosso vermiglio e il viola delle lussureggianti buganvillee che popolano Panarea assieme ai suoi duecento residenti stabili che vivono di solo turismo, oltre i turisti stagionali che duplicano le presenze e la animano ancora di più. Sull’isola ricorre ogni Giugno, una festa particolare, esattamente si svolge il 29 del mese e festa in onore del Patrono San Pietro, la caratteristica suggestiva consiste nel proseguire della processione via acqua con la statua su un peschereccio e i fedeli al seguito sulle barche.

La motonave attracca e siamo pronti a mettere piede in un sito che quasi a volte assume caratteri di paesaggio lunare ma che ha ispirato artisti e poeti, che offre il fascino di un ambiente incontaminato e che ci lascia sbalorditi di fronte a ciò che madre natura è in grado di creare! La nostra meta non saranno le spiagge, ma una passeggiata all’interno del suo abitato per “assaporare” come sempre, il vissuto di questa isola e ammirare i suoi insediamenti abitativi immersi in un verde rigoglioso, dimore che ci appaiono a colpo d’occhio, tutte appollaiate e addossate l’une alle altre, come a stare vicine e unite in una atto di eterna fratellanza. Il piccolo porto è quello di San Pietro con angoli davvero pittoreschi, animato da bar, ristoranti e da negozietti di souvenir che visiteremo a fine percorso e da dove si dipanano i due sentieri che portano ad altrettanti villaggi: quello di Iditella e quello di Drauto. Al porto da sempre, ogni qualvolta approda una motonave o un aliscafo, numerose persone fra villeggianti e abitanti si radunano per vedere chi arriva o salutare chi parte, quasi un rituale!

Facciamo qualche foto ricordo e decidiamo di gustare una colazione locale in uno dei bar affacciati sul molo, il profumo dei cornetti ci attira inesorabilmente! Vi informo che proprio nella zona del porto, precisamente vicina alla banchina, esiste una sorgente da dove sgorga acqua termale, la cui temperatura raggiunge in alcuni punti anche i 50°, viene usata prevalentemente dagli abitanti per scopi terapeutici ma anche dai turisti che ne approfittano per trarne i benefici. Di rilevante anche su quest’isola, la sua famosa discoteca Raya a Punta Peppe e Maria, che ha visto passare personaggi famosi come: Antonio Banderas, Naomi Campbell, Dolce & Gabbana, Melanie Griffith e altri personaggi oltre i turisti appassionati della mondanità notturna. Concluso il nostro spuntino da Breakfast, ci avviamo sotto un sole caldissimo alla scoperta del villaggio limitrofo al porto.

Percorriamo le scalette, in pietra che iniziano ad annunciarci la salita e ci immergiamo subito nell’abitato che si snoda lungo il dolce pendio, il nostro punto finale di avanscoperta sarà l’antica chiesa. I belvedere sul mare lungo il tragitto ci danno emozioni mozzafiato, un vero e proprio idillio incredibile, ma anche osservare da vicino le casine bianche che spiccano dietro le ramificazioni delle meravigliose buganvillee, delle piante di olivo secolari, degli arbusti di capperi  o dei cespugli di Opuntie ricche di frutti, ci provocano stupore nell’ammirarle. Camminiamo lungo stradine tutte acciottolate o in pietra lavica levigata, uniche vie di esplorazione solo pedonali o percorribili da piccoli mezzi, infatti a Panarea non circolano autovetture, ma soltanto biciclette, motorini, piccole macchine elettriche, quad oppure i famosi taxi eoliani che altro non sono che le Api Piaggio. Dall’alto oltre lo spettacolo naturale degli isolotti si possono ammirare da alcuni punti anche le tre spiagge principali, l’altro versante dell’isola ha costoni a picco sul mare che cingono calette solitarie, grotte meravigliose e specchi d’acqua dove fare un bagno in uno scenario unico!

E continuiamo a salire lungo il percorso naturale del pendio fiancheggiando sempre le abitazioni intonacate in calce bianca che riflettono la luce del sole quasi ad abbagliarci, più vado avanti e più mi rendo conto che quest’isola è un vero gioiellino, una miscela ricca di storia, cultura e vita sociale, una miscela immersa nel silenzio della natura rotta soltanto dal canto delle cicale che amo sentire, perché mi danno proprio il senso dell’estate, stagione da me preferita. Che dire di più, un isola assolutamente scenografica e alcune delle immagini che ho pubblicato credo lo raccontano, come scenografica credo sia stata la presenza di un bellissimo Maltese Falcon che solcava silenzioso il pelo del profondo azzurro marino. Una rarità sicuro che non accade spesso di vedere siamo stati fortunati, si tratta di un lussuoso Yacht della lunghezza di 88 metri e costruito appositamente per Thomas Perskins, noto business man americano e che rappresenta la più maestosa barca a vela esistente. Curiosità: il suo equipaggio era composto da 16 membri e poteva ospitare più di 12 passeggeri, l’avveniristica imbarcazione aveva tre alberi rotanti, con 15 vele a loro volta manovrate, da sofisticatati sistemi tecnologici.

E così inerpicandoci su per il pendio fra scale, scalette, scaloni antichi in pietra e coltivazioni a gradoni siamo giunti alla nostra meta! Eccoci davanti alla chiesa di San Pietro con il suo borgo omonimo attorno, come anticipato patrono dell’isola e da dove parte la suggestiva processione per la festa di Giugno. La chiesetta in stile ottocentesco stupendo nella sua semplicità, sia in esterno che all’interno della sua unica navata e assieme alla sala adibita a museo, è opera delle “braccia”  e del “sudore” degli isolani. Infatti veniamo a conoscenza da un gentile signore del luogo che ce lo racconta, che San Pietro è stata costruita interamente dai fedeli sotto la direzione dell’allora Don Annunziato e che egli non iniziava la funzione religiosa, se ognuno non depositava ai suoi piedi una pietra da utilizzare per la sua realizzazione. Una volta usciti dall’edificio, approfittiamo della panca in pietra e all’ombra, per riposarci un attimo e osservare il circondario dall’alto, cogliamo con lo sguardo il groviglio assolutamente romantico di vicoli e vicoletti che abbiamo percorso per arrivare fin su. Ci tratteniamo godendo del fresco per alcuni minuti e poi ritorniamo alla marina, ridiscendendo le viuzze e scattando foto ricordo con lo scenario di questa rara baia dell’arcipelago eolico.

 

Eccoci arrivati al porticciolo la discesa è stata meno dura dell’ascesa! Facciamo un giretto tra i negozi per acquistare i souvenir di rito, ci son tante di quelle cose belle compreso vestitini stile Capri che io, come sempre d’altronde, mi perdo e se non vengo bloccata dal mio Gran Capo Augh spendo un patrimonio, dato i prezzi non proprio bassi. Ore 16.00, abbiamo ancora una mezz’oretta di tempo, per cui decidiamo di colmare un certo languorino e così ci concediamo una fugace pausa pranzo, ci accomodiamo in uno dei suoi tipici ristorantini in prossimità del molo e mentre godiamo della meravigliosa veduta del mare e dei suoi isolotti selvaggi, ordiniamo degli stuzzichini tipici delle Eolie a base di pesce rigorosamente del giorno e di involtini di melanzane ai capperi e formaggio. A fine pasto concludiamo con un buon caffè e dopo aver chiesto il conto, ci dirigiamo all’imbarco…tutti a bordo si riparte!

Mentre lasciamo Panarea e prima che l’imbarcazione prenda il largo alla volta di Vulcano, l’altra isola che andremo a visitare, la motonave si avvicina all’enorme scoglio affiorante dall’acqua e ci fa godere dello spettacolo di quello che rimane dell’antico collo vulcanico, si tratta di Basiluzzo. L’unico approdo esistente all’isolotto è dalla parte orientale e attraverso un sentiero è possibile scalarlo e arrivare in un area dove un tempo vi erano piante di rosmarino, capperi, garofani selvatici, palme nane e il famoso limone delle Eolie, oggi vi stazionano soltanto erica e cipolle selvatiche. Di sicuro se avessi avuto il tempo e la possibilità avrei voluto scoprirlo circumnavigandolo e anche magari esplorarlo fino alla sua cima, per godere dal suo picco della natura selvaggia e ammirare il circondario come una survivor sola circondata dal mare e nell’assoluto silenzio rotto soltanto dalla voce del creato, in ogni caso visto che questo viaggetto è stato come preciso nell’incipit un assaggio, di sicuro è buon motivo per ritornarci! 😉

Ci siamo dopo un altra oretta di navigazione approdiamo al molo dell’antica Hiera sacra al dio Vulcano, per l’appunto la mitologia narra che è stata la dimora di Efeso dio del fuoco e quindi terra delle sue fucine e che la stessa in virtù di ciò, venne chiamata dai romani Vulcano per la potenza di distruzione dovuta alle fiamme. L’isola è la fusione di più bocche eruttive che ne costituisce una grande, dando così origine ad un vasto altopiano di tufo e lava solidificata, la bocca è apparentemente inattiva data la sua ultima eruzione risalente al 1890. Preciso apparentemente inattiva, perché non ha mai smesso comunque di dimostrare anche se pur blanda, la sua attività, date le numerose fumarole presenti sulle spiagge, i getti di vapore sott’acqua in prossimità degli scogli e sopratutto per la presenza dei fanghi sulfurei dalle rinomate proprietà benefiche.

E’ un isola interessante da visitare sia da terra per via della sua natura selvaggia rimasta intatta, che da mare circumnavigando il suo periplo, oppure potrete visitarla con i mezzi delle guide turistiche,  i mini van taxi ad un costo di circa 50 euro se contrattate. Vi faranno scoprire gli angoli più antichi e reconditi di Vulcano, fino al centro della caldera al cratere estinto, con il circondario delle sue valli somiglianti a distese lunari da cui ammirare un panorama mozzafiato con all’orizzonte la maestosa Etna, comprese le spiagge fino al villaggio Gelso. Oppure se vorrete esplorarla in autonomia, è presente un servizio di noleggio quad ad un costo che va dai 25 euro ai 40 al giorno.

Vulcano è grande circa 21 metri quadri, il litorale è tutto frastagliato con scogliere a picco sul mare e i suoi colori che vanno dal rosso al giallo carico, sono di una bellezza selvaggia e ammaliante. La zona residenziale si estende tra i due porti, quello di Ponente e quello di Levante, quest’ultimo è il più popoloso e sparsi lungo la via che li unisce e fino all’interno, bar e ristorantini tipici attirano e accolgono e i turisti. Giunti quindi sulla terra ferma, saliamo su un terrazzamento alla destra del molo di attracco, facciamo un paio di foto ricordo e torniamo dove siamo sbarcati ossia sulla sinistra del porto guardando il promontorio, iniziamo da qui dal lato di Ponente il nostro tour. Curiosiamo nei negozietti di souvenir, ricchi di oggetti artigianali davvero carinissimi, negozi che sono incastonati in mezzo alle tipiche abitazioni realizzate in pietra lavica e intonacate sempre di bianco candido, con la cornice nonostante il paesaggio lunare, di un rigoglioso verde a macchie e un paio di confortevoli resort oltre le abitazioni in affitto per chi volesse villeggiare qui.

Vulcano ha avuto la sua ascesa di notorietà come località turistica, quando nel 1949 è stato girato dal regista Dieterle il film dal titolo dello stesso nome dell’isola, uscito in contemporanea a quello di Rossellini e le cui interpreti principali furono Anna Magnani e Ingrid Bergman, raccontava la storia di una donna di facili costumi che ritornava nella sua terra natia. Cosi’ grazie alla due produzioni cinematografiche, dopo decenni di isola quasi abbandonata, iniziò ad essere conosciuta e a diventare meta prima di curiosi per i luoghi i cui furono filmate le scene e poi sempre più meta di vacanzieri provenienti da più parti del mondo, fino a diventare un luogo di vaganza in auge. Su quest’isola davvero ci si trova ad un passo dal mito, un tuffo nel passato, quasi un rapporto ancestrale fra noi e cielo e mare, terra e fuoco e calette affascinanti dall’acqua caldissima per via dei vapori vulcanici sotterranei. Terminati gli acquisti decidiamo di andare alla famosa spiaggia dei fanghi sulfurei, ritorniamo verso il molo di Ponente e subito di fianco il muraglione terrazzato e adiacente allo scoglio, imbocchiamo l’unica strada che ci porterà alla piscina sulfurea.

Giunti sul luogo che dire…lo spettacolo è davvero unico! Una mega pozza grigio sabbia, popolata da persone totalmente dello stesso colore e un odore fortissimo di zolfo che mi è rimasto da quel momento in poi, “attaccato” addosso come una colla, sinceramente saranno anche terapeutici, ma avrei avuto seri dubbi sulla resistenza delle mie narici, qualora avessi deciso di provare sul mio corpo la benefica poltiglia! Sotto i nostri occhi una vera area idromassaggio con sparsi fiotti di fango frizzante che assieme ai gas provenienti dai vapori sotterranei, fanno ribollire la massa densa che può arrivare anche temperature di 40 gradi! In fondo alla strada come si può vedere dalla seconda immagine vi è una rupe, con un sentiero che porta in cima e da cui si gode un panorama di buona parte dell’isola. Il caldo è opprimente e siamo abbastanza fiacchi, per cui decidiamo di andare in un bar li vicino e goderci un attimo di ombra bevendo qualcosa di fresco, vi confesso, ma non linciatemi, che ho rubato un limone da un albero di un giardino privato confinante, l’ho aperto in maniera poco ortodossa a morsi e l’ho strofinato sulle braccia, sulle gambe e persino sul vestito, nel tentativo di togliermi di dosso l’odore di zolfo prepotente. 😀

Siamo ormai abbastanza saturi e accaldati per il tour della giornata, per cui decidiamo di terminare la nostra esplorazione, vi faccio presente che ovviamente Vulcano non è soltanto quello che vi ho raccontato, ma c’è molto di più da scoprire oltre il piccolo centro abitato e la spiaggia nera adiacente alla piscina naturale sulfurea. Sono da vedere anche: la bellissima zona del Gelso con altrettanta spiaggia che si trova sul lato opposto a quello in cui eravamo noi, molto meno frequentata e più tranquilla, le Piscine di Venere, l’affascinante Grotta del Cavallo, la Valle dei Mostri di Vulcanello, quest’ultima è un pendio di sabbia su cui la lava solidificata ha creato sagome dalle sembianze mostruose, oppure Capo Grillo distante 10 chilometri dal porto, con un belvedere da dove si può ammirare l’intero arcipelago e molto altro state certi, è necessario avere soltanto più giorni a disposizione. Volge ormai al tramonto e quindi ritorniamo al porto per godere di uno scenario unico e poterlo fissare con l’obiettivo, nell’attesa che cali il sole che offrirà qualcosa di meraviglioso, ci accomodiamo in uno dei suoi locali tipici per cenare, stavolta abbiamo scelto una rosticceria dove assaggeremo dei calzoni davvero buonissimi.

Ed ecco che lo spettacolo inizia, ne godiamo durante la cena e inutile descrivervelo le immagini parlano da sole!  Intorno alle 20.00 la nostra motonave suona la sua horn per richiamarci, ci imbarchiamo è giunta l’ora di far ritorno a casa. Ultimi scatti prima di lasciare l’isola ma con la rinnovata promessa anche qui, di ritornarci per un fine settimana da godere fra mare e scoperte di quello che ho menzionato e non abbiamo visto, per mancanza di tempo sufficiente…tutti a bordo si parte! Lasciamo l’isola e navighiamo in un affascinante oscurità, rischiarata solo dalla luna che ha preso il posto del sole e ci accompagna con la sua scia argentea lungo la rotta, seduti sempre in esterno assaporiamo la brezza notturna e il vento di risulta dell’imbarcazione, davvero una goduria che ci ripaga del caldo subito durante la giornata. Patrimonio dell’Unesco fin dal 2000, Vulcano e Panarea ci hanno regalato emozioni visive e dell’anima, isole dove per la loro bellezza, la natura selvaggia e incontaminata, la diversità di ognuna, ci viene davvero difficile se non impossibile scegliere qual è la più bella!

Sicilia: “Giusto è che questa terra, di tante bellezza superba, alle genti si additi e molto si ammiri, opulenta d’invidiati beni e ricca di nobili spiriti!”.

(Lucrezio – De rerum natura I sec. a.c.)

Ciao e alla prossima meta da scoprire…stay tuned! 😉

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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