UNA SETTIMANA IN TOUR A CAVALLO DELL’ ULTIMO DELL’ ANNO E L’ INIZIO DEL NUOVO NELLA PIÙ ESTESA REGIONE ITALIANA. LA LOMBARDIA DAL FASCINO UNICO PER UNA MORFOLOGIA CHE OFFRE SCENARI PAESAGGISTI DELIZIOSI CHE VANNO DALLE ALPI ALLE RINOMATE COLLINE, DALLE DISTESE PIANEGGIANTI AI SUOI LAGHI E DALLE STORICHE CITTÀ AGLI INCANTEVOLI BORGHI! 30 Dicembre 2018 – 6 Gennaio 2019 Eccomi a raccontarvi un’altra delle mie fughe improvvise a caccia di luoghi a me ancora sconosciuti. Si viaggiare e sempre appena si può, che sia in auto, in aereo o per mare, fatelo sovente perché come recita una famosa massima che da anni faccio mia: “viaggiare rende liberi! 😉
Così dopo aver trascorso un sereno Natale a casa e in famiglia, il 29 dicembre scorso a pranzo nel chiacchierare vien fuori la fatidica trita e ritrita domanda: “che si fa l’ultimo dell’anno?” Annoso dilemma che attanaglia molti di noi durante queste festività! 😀 A me di sicuro non mancano le idee e quando si tratta di mettersi in viaggio sono più del solito un vulcano di proposte, dunque la butto lì convinta di non ricevere consensi e azzardo: “se facessimo un bel tour in Lombardia?” I miei tre “uomini” per un attimo mi guardano senza proferire parola e poi all’unisono esternano: “ottima idea!” Wow…bingo…si parte!
In questi casi sono un fulmine nel preparare i trolley da viaggio, per cui in poco più di mezz’ora tiro fuori tutto quello che ci necessita e lancio alla rinfusa nei bagagli capi di vestiario, cappelli, guanti e sciarpe. In men che non si dica sono già completati e caricati nel baule del nostro SUV! Dunque prontissimi senza perdere tempo per la partenza stabilita all’indomani.
Il mattino seguente ad un orario comodo e forando una fitta nebbia che avvolgeva i dintorni dei Castelli Romani, con Kevin al volante ormai driver esperto e ufficiale dei nostri viaggi in macchina, eccoci già in autostrada e in marcia con destinazione Lombardia. Percorreremo in A1 circa 600 chilometri scarsi fino alla meta, sperando oltre che confidando in un tempo clemente con noi, dato il perseverare del freddo pungente in quei giorni.
Lasciato il Lazio abbandoniamo per fortuna anche la nebbia e tra una fermata in autogrill per un caffè e un’altra per un cornetto siamo in Emilia Romagna, lo si evince non tanto dal cartello autostradale ma dalla futurista struttura dell’AV Mediopadana. Dunque, anche viaggiando in autostrada si possono ammirare opere di eccellente architettura moderna! Si tratta della stazione con unica fermata della TAV fra Milano e Bologna, racchiusa in una spettacolare candida costruzione progettata dal famoso architetto spagnolo Calatrava.
Anche se pur fugace essendo in macchina, una vera delizia per i miei occhi dato che mi piace da morire lo stile che applica in tutte le sue opere questo progettista con i titoli di ingegnere, architetto e anche scultore. Volendo aprire una parentesi off topic alla localizzazione in cui avviene il mio racconto e a tal fine, devo pianificare un viaggio in USA per ammirare anche il suo Oculus, la stazione del World Trade Center a New York. Ritornando a noi e in Italia, come potete ben vedere dall’immagine sotto, la forma dell’edificio richiama un movimento a onda. Voluto appositamente per indurre ed esaltare nel passeggero in auto, una percezione ondeggiante quando lo si supera. Effetto ottico che ho constatato realmente, oserei dire geniale!
Questo avveniristico polo ferroviario ha quattro binari, di cui il primo serve per la sosta dei convogli diretti a nord e il secondo quelli diretti al sud, mentre al centro si trovano altre due linee ferrate soltanto per i treni in transito. Quest’ultimi sono separati dai primi che ho menzionato, tramite cancellate di metallo in entrambi i lati e dunque per sicurezza inaccessibili alle persone. Inoltre di rilievo c’è da dire che tutti i binari si trovano ad un piano sollevato rispetto agli ingressi, alla biglietteria, al bar ecc. e si possono raggiungere con l’ausilio di bellissimi ascensori panoramici, scale mobili, scale tradizionali e rampe scivolo.
Poco più avanti ecco un’altra magnificenza di questo architetto, uno dei tre ponti realizzati sempre a Reggio Emilia. Dopo il Ponte Sud che collega il centro urbano a Bagnolo e il Ponte Nord uguale al primo e che serve il casello autostradale, ecco il Ponte Centrale. E’ stato il primo ad essere costruito ed è quello che unisce l’abitato con l’autostrada e la stazione dell’Alta Velocità, è a campata unica strallata e misura ben 221 metri di lunghezza per più di 25 di larghezza, raggiunge nel suo punto massimo un altezza vertiginosa di 46 metri. Lo trovo spettacolare davvero, anche perché ha in qualche modo animato la verde monotonia che appartiene alla sconfinata orizzontalità della Pianura Padana.
Una struttura interamente in acciaio con quatto corsie veicolari più quelle d’emergenza e con altre due ciclopedonali protette con pannelli di vetro stratificato. Al mio passaggio in auto nell’osservarlo pur per pochi secondi, mi lascia basita il constatare come ingegneria e stili architettonici accattivanti si abbraccino e si possano fondere all’unisono armoniosamente. Adoro anche la scelta del colore che usa Calatrava, tutte le sue opere son vestite di un bianco che trasmette purezza visiva del design e che da una eleganza alle forme. Che dire, spicca regale sull’asfalto, non potevo fare a meno di fotografarlo e descrivervelo.
Così dopo poco più di cinque ore di viaggio, nel primo pomeriggio giungiamo alla nostra meta. Abbiamo scelto come base da cui muoverci Cernusco sul Naviglio una piccola e tranquilla cittadina alle porte di Milano, un oasi di pace da cui spostarci per il nostro tour, oltre che ricca di arte, storia e maestose ville secolari. Alloggeremo al Residence Le Querce un apart/hotel davvero delizioso e dal costo non esoso. La struttura con rifiniture di pregio e dall’elegante architettura contemporanea, ha appartamenti mono, bilo e trilocali, dotati anche di terrazzino o balconcino e arredati con molto gusto in stile moderno.
Con anche posto auto nel garage seminterrato, una palestra e una lavanderia. Immerso in un contesto verde al civico n.2 di Via G. Verdi, è ad un tiro di voce dal centro storico e dalla metro MM2 per Milano. La squisitezza professionale del Direttore Francesco e l’accoglienza da parte della gentilissima responsabile Jessica, ci ha offerto un soggiorno in cui siamo stati non bene ma di più, dunque ve lo consiglio assolutamente se vi recherete a Cernusco. Nota personale: le finestre dell’edificio sono circolari simil oblò…e vi pareva che io non scegliessi una struttura che assomigliasse alle mie amate navi da crociera? 😉 😀
Facciamo il check-in e prendiamo possesso del bilocale, ci diamo una sistemata e via ad una prima scoperta di Cernusco sul Naviglio. Delizioso Comune nell’hinterland milanese fa parte del comprensorio della Martesana ed ha circa 35.000 abitanti, il titolo di cittadina gli è stato conferito dal compianto Presidente Pertini che ne firmò il decreto di nomina nel 1985. In origine era attraversato da un importante via romana, la Gallica, ed era dunque conosciuto con un nome tipicamente romano, Cernusco Asinario. Denominazione imputabile al funzionario Caio Asinio la cui tomba assieme anche ad oggetti personali, è stata rinvenuta proprio in questo territorio e precisamente nel giardino dell’Ospedale Pubblico Uboldo.
Ma Cernusco non ha solo origini romane, anche tracce etrusche sono presenti, infatti tal popolazione prima di stabilirsi in Toscana, fondò alcune città nell’Italia del nord. La più famosa fu Melphun l’attuale Melzo adiacente a Cernusco e poi quest’ultimo con a seguire Bellusco e Calusco. Antico feudo e roccaforte della famiglia Torriani, oggi è un bellissimo e tranquillo centro residenziale attraversato dalle alzaie del Naviglio della Martesana, protetto sui lati dall’omonimo parco che si estende per diversi chilometri lambendo il corso d’acqua con anche sentieri. Dunque percorribile a piedi con una stupenda salutare passeggiata, ma sopratutto dotato e attrezzato di pista ciclabile.
Il naviglio alimentato dal fiume Adda adorno sui lati da rigogliosa flora e fauna, fu completato nel ‘400 da Ludovico il Moro e scorre da Trezzo fino a Milano. Il suo percorso è parallelo all’attuale SS11 che ha sostituito l’antica via romana e sempre in origine veniva sfruttato esclusivamente come fonte di irrigazione dei terreni, dunque non navigabile. Fino a quando in epoca barocca con il progredire delle coltivazioni agricole aumentarono i proprietari terrieri. Da quel momento iniziarono a sorgere sulle sue rive le ville signorili, che grazie alla comodità del viaggio sull’acqua tramite barchini, potevano comodamente e in minor tempo recarsi nei loro terreni.
Al sorgere di un nuovo giorno diamo inizio anche a un nuovo tour, con per compagno il sole ma anche un freddo terribile, andremo a Monza. Mezz’ora di macchina e siamo in questa città longobarda dalla storia secolare, nonché vivace centro delle colline brianzole. E’ sede di molti monumenti e di un parco grandissimo, ma sopratutto vi è la presenza di un simbolo conosciuto in tutto il mondo, l’autodromo. Il primo in assoluto fin dal 1922 come circuito automobilistico di fama internazionale.
Mettere piede in questa città è davvero come fare un tuffo in secoli trascorsi e rivivere un passo di storia italiana e di popoli lontani, come ad esempio i Celti. Fondarono proprio qui il primo centro abitato, seguiti dai Romani che le diedero il nome attuale, succeduti a quest’ultimi i Longobardi che costruirono l’imponente Basilica di San Giovanni e infine ultimo popolo che ne prese possesso gli Austriaci, fondatori di Villa Reale. Ci addentriamo nella sua agorà vestita a festa per il Natale con enormi palle dorate appese ai fili delle luminarie che corrono da un palazzo all’altro, addobbi sobri ma elegantemente scenografici. Mi è apparsa come una città tranquilla pulita in maniera esemplare e ordinata, per nulla caotica nonostante ci fossero molti turisti, davvero un piacere per me camminare nelle sue vie.
Monza fa parte della provincia omonima Monza Brianza ed è il terzo comune lombardo dopo Milano e Brescia, ho scoperto sulla mia Lonely Planet che in epoca storica fu capitale del Regno Longobardo. Dopo aver percorso l’elegante via principale ricca di negozi con le griffe più alla moda, eccoci in breve tempo in Piazza Roma definito luogo da cui partono tutte le strade della città. Nell’ampio spazio predomina l’Arengario, storico edificio del 1290 realizzato in Gotico Lombardo che rappresenta il simbolo dell’autonomia comunale raggiunta nel XIII secolo, a tutt’oggi è il Palazzo Comunale.
Lo trovo di una bellezza architettonica unica con il suo semplice ma elegante porticato archeggiato a sesti acuti che si sposa perfettamente con lo stile presente nelle sue finestre a ogiva di chiara impronta stilista diversa, ossia neo romanica. Non posso non notare e menzionare anche l’altissima torre campanaria che svetta nel cielo, tutto l’insieme bicolore dato dai mattoni faccia vista e dalle formelle in marmo, per me ha un fascino inconfondibile a chiara firma medievale. Essendo a conoscenza che all’interno mostra sale di prestigio, mi è dispiaciuto che in quella data non fosse fruibile alla visita, ma non mi rammarico è buon motivo per ritornarci e scoprire cosa custodisce in alto fra le mura.
Proseguendo il tour ammiriamo la classicheggiante Santa Maria Maddalena e Santa Teresa e la bellissima Santa Maria in Strada. La prima dalla sua facciata lineare in stile Barocco Tardo Neoclassico è conosciuta dai residenti con il nome di Chiesa delle Sacramentine. Risale al ‘600 e subì diverse trasformazioni nei secoli e nonostante un esterno semplice, al suo interno cela fregi in oro, dipinti di gran valore e un particolare altare bilivello. La seconda ha il curioso nome perché si trova appunto sulla strada che porta a Milano, risale al ‘300 e con la sua facciata a capanna in stile Gotico Lombardo adorna da un rincorrersi di file di archetti pensili e bifore, ha le stesse caratteristiche stilistiche del Palazzo del Comune. Di spicco il bellissimo rosone e il campanile con una magnifica cuspide.
La nostra visita alla città nonostante il sole ma con freddo pungente prosegue e arriviamo in Piazza Trento e Trieste. Prima di esplorarla decidiamo di entrare in un bar e bere una cioccolata calda al fine di recuperare calore, sosta azzeccatissima, mi son ripresa dall’intorpidimento! La piazza è davvero grande ed è una perfetta isola pedonale, in origine era denominata Pratum Magnum e sin dal Medioevo a tutt’oggi è lo spazio dove avviene il mercato e la fiera di San Giovanni. Ha due portali ricostruiti ispirandosi alle Chioderie dove si confezionavano e vendevano i pannilana, tessuti lavorati con una tecnica particolare, la follatura ossia l’infeltrimento, in sostanza il tipico tessuto dei cappotti. Nell’area si affaccia anche l’edificio del Palazzo Municipale.
Al centro della piazza poggia su una base di pietra rosa il monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale. Maestoso e bello da ammirare in tutta la sua potenza è in bronzo e raffigura i combattenti guidati dalla Vittoria, al di sotto su tre lati vi sono scritti tutti i nomi dei caduti, l’opera è di Enrico Pancera. Chiedo venia, ma devo fare un appunto, ho trovato davvero bruttissimo e deturpante della storica area, il palazzone alto e orribile di una nota catena di grandi magazzini! Ostruisce la vista e sinceramente nel contesto toglie valore all’antica piazza. Info: il luogo ha un grande parcheggio sotterraneo, un po’ caro €.2.40 per un ora, ma comunque comodo se non si trova dove lasciare l’auto.
Lasciamo la piazza e ci incamminiamo verso il duomo. In una via limitrofa scorgo un delizioso mercatino natalizio, non posso fare a meno di fermarmi e dare un occhiata, sopratutto a caccia di cappelli strani ne sono una patita nonché collezionista, et voilà non ho resistito…comprato! 😀
Arriviamo dunque nel cuore della città, ed eccoci davanti alla Basilica di San Giovanni Battista, sebbene si intuisca l’imponenza della chiesa, ci elude l’apprezzamento in quanto l’edificio è in ristrutturazione e anche la visita al suo interno non è possibile. Peccato, anche perché in essa vi è custodita nella Cappella Teodolinda, la preziosissima Corona Ferrea appartenuta ai Longobardi, mi sarebbe piaciuto vederla, ecco un altro motivo per ritornarci. 😉
Proseguiamo con il tour entrando nel vero e proprio borgo medievale e come a sottolinearlo, subito nella Via Lambro incastonata fra antichi palazzotti un imponente torre si presenta a noi. Adiacente ad una abitazione dalla splendida facciata in stile Liberty, è una parte dell’antica cinta muraria a difesa di Monza. Esempio medievale di spicco veniva utilizzata come porta d’ingresso alla città, sotto la sua volta a botte con arco a tutto sesto transitavano le merci scaricate dalle imbarcazioni sul fiume e portate nelle piazze per la vendita.
Un manufatto a pianta quadrata che si eleva per tre piani sottolineati da una finestra bifora, da una monofora e una trifora, sotto quest’ultima spiccano i due medaglioni marmorei rappresentativi degli stemmi della città. Lo slancio verticale si conclude con un terrazzamento al quarto livello cinto da una bellissima cornice merlata. Torre Teodolinda così denominata risale al XIII secolo, epoca in cui era di proprietà della famiglia Pessina, che richiedeva il dazio al passaggio dei commercianti con la mercanzia da vendere e che necessariamente per poter entrare nel centro di Monza dovevano attraversarla. Oggi è ancora una residenza privata.
Quando visitiamo una città il tempo sembra che scorra più veloce, vola letteralmente via, ci rendiamo conto dunque che è ora di pranzo per cui decidiamo di rientrare. Nell’andare verso il parcheggio dove avevamo lasciato la nostra auto varchiamo il Ponte dei Leoni, uno storico passaggio sul fiume Lambro, un opera in pietra con spalle in granito che risale all’800. Voluto e fatto costruire in epoca dell’Impero Austriaco sui resti di quello romano d’Arena, proprio come luogo di accesso monumentale a Monza provenendo dall’Austria. A sua guardia sui quattro lati troneggiano i leoni marmorei, opera dello scultore Tandardini.
Auto recuperata, eccoci in marcia alla ricerca di un ristorantino dove rifocillarci e poter gustare tipiche pietanze brianzole! 😉 Il racconto del mio zapping in Lombardia comunque non finisce qui, come ho scritto nell’incipit questa è la prima parte, ne seguiranno altre. Ve le racconterò frammentate in quanto sarebbe un tediarvi nel fare reportage unico e lungo, vi addormentereste nel leggerlo se fosse chilometrico! 😀
E allora ciao e vi do appuntamento con la lettura della seconda parte che redarrò presto, stay tuned on Ricopennaselvaggia… 😉
4 Responses
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