UNA SETTIMANA IN TOUR A CAVALLO DELL’ ULTIMO DELL’ ANNO E L’ INIZIO DEL NUOVO NELLA PIÙ ESTESA REGIONE ITALIANA. LA LOMBARDIA DAL FASCINO UNICO PER UNA MORFOLOGIA CHE OFFRE SCENARI PAESAGGISTI DELIZIOSI CHE VANNO DALLE ALPI ALLE RINOMATE COLLINE, DALLE DISTESE PIANEGGIANTI AI SUOI LAGHI E DALLE STORICHE CITTÀ AGLI INCANTEVOLI BORGHI! 30 Dicembre 2018 – 6 Gennaio 2019 Segue dalla prima parte Cernusco e Monza. Oggi è il 31 dicembre l’ultimo giorno di questo anno in corso, assieme alla mia family in un primo momento si era pensato di aspettare il nuovo anno in Piazza Duomo a Milano, ma poi riflettendo sulla ovvia presenza di una massa di gente incalcolabile e della zona recintata e presidiata dalle Forze dell’Ordine, per ovvi motivi si è optato per una trasferta più originale e più tranquilla. Dunque d’accordo all’unisono e su suggerimento di Kevin andremo a Como.
Fin l’ora di pranzo trascorriamo la mattina sempre a Cernusco, nostra base da cui ci muoviamo per i tour. Sotto il sole ma con un freddo pungente e costante, ci concediamo una passeggiata lungo il naviglio e poi un giro nel centro storico ancora adorno a festa. Curiosità: Leonardo Da Vinci qui a Cernusco fece la scoperta dell’esistenza delle Conche, ossia porzioni di territorio fra rilievi del naviglio, da ciò ebbe la deduzione che piccole barche potevano dunque navigare il corso d’acqua, a tal fine cessò l’uso degli asini da soma come mezzo di trasporto.
Continuando la passeggiata nel centro storico troviamo all’incrocio di Via IV Novembre una piccola area con il Monumento ai Caduti di Cernusco. Un imponente blocco marmoreo su uno zoccolo in pietra, che raffigura un soldato che protegge con il suo scudo una madre con il bimbo fra le braccia, sul basamento reca un incisione dei nomi dei caduti. Un opera di Cesare Bazzoni risalente al 1923 e che trasmette il chiaro messaggio del coraggio dei combattenti che durante la Seconda Guerra Mondiale hanno difeso le donne, i bambini e le loro famiglie.
A zonzo tra centro storico e negozietti si fa ora di pranzo e dunque rientriamo al residence, consumiamo un pranzo veloce ed ecco che nelle prime ore del pomeriggio siamo già in macchina alla volta di Como. Meno di un oretta di viaggio e arriviamo nella famosa città lambita dall’omonimo lago. Lasciamo il nostro SUV in un parcheggio privato, ubicato poco più su del Viale Felice Cavallotti, così per la modica cifra di 5 euro vi rimarrà per tutta la serata e anche fin dopo la mezzanotte e ci incamminiamo dunque verso la passeggiata che costeggia il grande specchio d’acqua.
Dopo aver percorso circa un chilometro eccoci arrivati ai numerosi affacci sul lago. Osservo attenta la distesa d’acqua dal meraviglioso panorama, è un lago racchiuso in una conca che si estende attraverso tre rami come una sorta di Y capovolta nel punto in cui vi è Bellagio, per finire a Domasco e ai piedi delle bellissime Prealpi. Nella sua diramazione sud occidentale vi è appunto Como, famosa città per l’architettura rinascimentale e anche per una particolare e rinomata funicolare che porta su in montagna, in soli 7 minuti si supera un dislivello di 720 metri dal lago e si è a Brunate. Info: ha corse ogni mezz’ora sino alle 24.00, con fermata su richiesta anche a Carescione, il biglietto di sola andata ha il prezzo di €. 3.00 mentre in A/R è €. 5.30.
La funivia è davvero un opera storica risalente al 1894, unica in Europa nel suo genere, con un incredibile panorama sul Lago di Como. Ha un percorso in linea retta che per poco più di un chilometro si snoda sulla pendice collinare con una vertiginosa pendenza del 55%. Offre un balcone raro da cui si può cogliere visivamente in un sol colpo d’occhio, uno spettacolo mozzafiato raro e ineguagliabile: il lago, la città, le Alpi e anche la Pianura Padana. Una vera e propria chicca, vi consiglio assolutamente di provarla, da non perdere!
Torniamo giù in città e ci dedichiamo alla sua scoperta oltre che per interesse anche per ingannare l’attesa della mezzanotte. Como diede i natali al celeberrimo Alessandro Volta e fu punto di riferimento nella vita e nell’opera di questo accademico chimico e fisico. A tutt’oggi la sua casa nella centralissima via omonima costituisce un simbolo identificativo, così come lo è anche Torre Gattoni (che vedete dalla mia foto in notturna). In sostanza fu lo studio dell’illustre, in cui si dedicò all’elettrologia realizzando i primi esperimenti scientifici. Da menzionare anche il Palazzo degli Studi dove svolse attività di ricerca e dove sono custoditi apparecchi di fisica utilizzati personalmente dall’inventore della pila.
Ma oltre ai su citati edifici che ricordano il fisico, la città di Como iniziò le celebrazioni in suo onore nel lontano 1927 e con in prima linea Guglielmo Marconi, impegnandosi in una testimonianza architettonica significativa sorse il Tempio Voltiano, progettato in stile Neoclassico è proprio a ridosso del lungolago. Tal magnificenza fu finanziata dal benefattore Somaini, politico e imprenditore del luogo e l’opera fu concepita dall’architetto Frigerio.
Ha una scalinata d’accesso a un bellissimo pronao, sormontato da colonne corinzie che sorreggono il timpano e precedono la cupola che sovrasta l’edificio, mi appare quasi un Pantheon romano di dimensioni ridotte. Al suo interno cela un Museo Civico con la maggior parte degli apparecchi sia in originale che ricostruiti, con ritratti, sculture, medaglie, oggetti personali, documenti e libri del fisico. Peccato non fosse fruibile la visita in quel giorno, mi sarebbe piaciuto ammirarli!
Proseguiamo la passeggiata in un gelo incalzante ma non demordo, e mentre le anatre con anche un cigno se la godono a nuotare nel lago con quel freddo boia, io imbacuccata cerco di sopravvivere e abbozzare un sorriso per la foto, nonostante i miei muscoli facciali fossero quasi paralizzati dalla temperatura sottozero! Vi lascio qualche accenno del passato, solo una riga per non tediarvi. Storicamente parlando anche Como così come Monza (che vi ho già descritto nel primo reportage), nel Medioevo subì l’invasione Longobarda, che avvenne dopo quella dei Goti e fu contesa a lungo tra le famiglie rivali dei Rusca e dei Vitani.
Curiosità: Como è tra le 27 città con Medaglia d’Oro come Benemerite del Risorgimento Nazionale. Le è stata attribuita per le azioni patriottiche svolte in loco, con speciale riferimento all’insurrezione del 1848 e alla battaglia di San Fermo.
Intanto il tempo scorre e inizia a calare il buio e anche il freddo urla sempre di più e proprio nel gioco della penombra notturna, spicca un emblema decisamente voltiano, una grande scultura moderna opera di Daniel Libeskind. Ci avventuriamo con il vento gelido che ci sferza il viso, sul lungo suggestivo pontile che quasi taglia in due parti il lago. Per poterla ammirare da vicino mi spingo fin sotto e mi ritrovo ai piedi di questo manufatto dal taglio decisamente moderno e definito dall’autore la “Porta Aperta” tra Como e il lago. Per la forma è evidente un chiaro omaggio supremo all’inventore della pila.
Stazionarvi alla base fa davvero impressione, è alta ben 16 metri e mezzo, Life Elettric è il nome dell’opera. Curiosità: il grande Albert Einstein definì questo generatore statico di energia ossia la pila, la base fondamentale di tutte le invenzioni. Dunque possiamo senza dubbio affermare che la scultura è una stupefacente rappresentazione di tale fenomeno, che ha dato l’avvio alle attuali batterie elettriche.
Due splendide sinusoidi pare quasi si vogliano abbracciare nel gioco delle loro curve, trovo stupendo il suo materiale a specchio che rifrange i riflessi della luce facendoli rimbalzare sull’acqua per poi inviarli in alto verso il cielo, davvero meravigliosa la sensazione visiva che si prova nell’osservarla. Lo trovo davvero come uno spazio che anima la piattezza del lago, come se la progettazione di questo scultore abbia voluto dar vita al fenomeno, evidenziando tramite l’opera la magia delle onde prodotte dagli elettroni, che si muovono tra polo positivo e negativo e che generano corrente elettrica.
Ma entriamo nel vivo di quella che viene definita ormai da 25 anni “La Città dei Balocchi”. Percorriamo il lungolago e accediamo al centro storico. Fin dall’inizio della prima via che porta al cuore di Como restiamo immediatamente a bocca aperta e con il naso al’insù, i nostri occhi non sapevano dove o cosa contemplare per primo! Dopo l’impatto di ammirazione delle deliziose casette del mercatino natalizio, uno sfavillio di luci colorate sulle facciate degli edifici ci cattura letteralmente.
E’ tutto un gioco di bagliori variopinti, cartoon sulle pareti che si animano e parlano e il rimbombo dell’audio che ci avvolge, quasi ci intontisce lasciandoci basiti e dubbiosi sul capire se eravamo in un quartiere della città o catapultati in una fiaba! Tutte le meravigliose sensazioni che vi ho appena descritto, fanno parte di una tradizione che ormai è giunta alla sua XV edizione. Si tratta della grande festa dedicata sopratutto ai bimbi ma anche ai giovani e alle famiglie nonché agli anziani, che si svolge durante il periodo natalizio per concludersi il giorno dell’Epifania.
Una città che è stata la prima a far parlare i monumenti e gli edifici attraverso un animazione sonora, fiabescamente con luci e proiezioni dai colori stupendi, un evento che attira centinaia di turisti provenienti non solo dalla Lombardia ma anche da altre regioni italiane e persino dalla vicina Svizzera. Una festa di luci che simboleggia il dono, il balocco e che mi ha dato la sensazione di essere in una galleria d’arte en plein air ma fatta da novelle. Vi assicuro un qualcosa davvero indimenticabile e da vedere.
Un turbinio scenografico e suggestivo di proiezioni che lascia anche noi adulti stupidi al pari dei bimbi, intervallato da musica dal vivo con casse diffusori in ogni dove, che stuzzicano facendo scattare l’input del ballare in strada. Vi confesso che non mi sono trattenuta dal farlo anche io, amo il ballo come sapete e non potevo non farmi coinvolgere da questa atmosfera. Nota di rilievo: vi era anche un servizio di due trenini, uno tradizionale natalizio e uno elettrico, che andavano da Piazza Garibaldi a Piazza Verdi con carrozze dotate di accesso facilitato, per consentire il poter godere dello scenario anche a chi era di abilità diversa.
Dopo aver ammirato tale evento spettacolare, la nostra attenzione si sposta sul duomo. Illuminato da fasci di luce ma dal colore più sobrio, è un esempio di Tardo Gotico Rinascimentale e vagamente somigliante per alcuni versi a quello milanese. Molto particolare la sua facciata che culmina con una guglia, è a sua volta divisa da quattro lesene che anticipano tre spazi interni ossia tre navate e che ospitano nicchie in cui alloggiano le sculture religiose. Alla base ai lati del bel portale le figure in basso rilievo di Adamo ed Eva e sull’architrave dell’ingresso scene della Maria Vergine. Più in alto il rosone simbolo per eccellenza di questo stile, risalta in maniera totale per via del fascio di luce che lo inonda.
Una volta entrata, si rivela a me la magnificenza che custodisce! Un impianto a croce latina mostra imponenti pilastri cruciformi con archi ogivali e volte a crociera che la fanno da padroni ospitando affreschi e fregi di una bellezza indescrivibile. Pregiatissimi arazzi quasi come quadri animati, pendono dalle volte e uno stupendo altare barocco in marmo, onice e bronzo troneggia nell’abside. Ma come sempre il mio sguardo va subito anche ai due meravigliosi organi a canne e dai quali si diffondeva una musica soave a fine messa.
Il Duomo è lungo 87 metri e ha una cupola alta 75, la chiesa è opera dell’architetto e scenografo messinese Filippo Juvarra, uno dei principali esponenti del Barocco che operò in tal secolo. Curiosità: in esterno sulla parte sinistra della chiesa vi è la Porta della Rana. Seppur dedicata al Trionfo della Vergine, ha per decori: animali, mostri e festoni, ma l’ingresso è così chiamato per via della scultura del piccolo animaletto posizionato in basso e che sta a testimoniare il livello raggiunto dalle acque del lago, avvenuto dopo un esondazione.
Lasciamo il Duomo e continuiamo la nostra passeggiata nel centro storico, ammirando sempre le diverse proiezioni sugli edifici. Effettuiamo un giro sull’altro lato della distesa d’acqua e scorgiamo l’ingresso della stazione ferroviaria che risale al 1885, oggi è il punto terminale della linea che proviene da Saronno. Posizionata presso la riva del lago, consente le coincidenze con i traghetti lacuali, oltre ad essere anche vicino alla stazione della funicolare. Mi ha colpito molto la sua pensilina d’ingresso realizzata in ferro battuto e in stile Liberty.
Ci rendiamo conto che il tempo come sempre è volato e che dunque è ora di cena, per cui entriamo in una via limitrofa in cerca di un ristorante con posti liberi. Data la ricorrenza e l’afflusso di persone in gran numero, non abbiamo pensato di prenotarne uno preventivamente, ma siamo ugualmente fortunati! Nonostante la presenza di moltissimi turisti, subito fermandoci al primo incontrato ci da l’ok e ci fa accomodare dopo solo venti minuti d’attesa.
Terminato di consumare una deliziosa cena e intorno alle 23.00 usciamo dal locale per avviarci nuovamente al lungolago, dove attenderemo lo scoccare della mezzanotte. Durante il tragitto ripercorriamo le piazze in cui proseguivano le proiezioni animate e i racconti di fiabe, sempre affollatissime di gente di ogni età nonostante il freddo incalzasse sempre più. Come io abbia potuto tollerarlo e resistere non lo so, mi son meravigliata di me stessa essendo una freddolosa da paura.
In prossimità di Piazza Verdi, ci soffermiamo ad ammirare la facciata del Teatro Sociale. Al suo interno si sono esibiti nel corso degli anni i maggiori esponenti dell’opera, come ad esempio: Niccolò Paganini e Franz Liszt. In stile Neoclassico mi cattura il suo loggiato sormontato dal timpano e ritorno anche qui con la mente ai miei studi di architettura ai tempi dell’ateneo. Attira la mia attenzione una cupola geodesica in PVC davanti un bar ristoro, al suo interno in un romantico ambiente a lume di candela, persone accomodate ad eleganti tavoli consumavano il cenone dall’ultimo dell’anno…direi location originale e carinissima!
Così come recita un famoso e romantico passo dei Promessi Sposi…sul quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno…che emozione trovarmi nello stesso contesto e atmosfera lacuale, ad assistere allo spettacolo che avverrà da lì a poco. Ma sopratutto pur sempre emozionante, anche il lancio romantico delle lanterne augurali. Davvero tante quella sera ed è stato bellissimo, un gesto che io no ho compiuto, ma ugualmente ho espresso tanti desideri nel seguirle con lo sguardo all’infinito, fino alla loro sparizione nell’oscuro cielo.
Mi posiziono sulla sponda del lago ed eccomi pronta in prima linea ad attendere l’arrivo del novello anno, nonostante davvero credetemi, un freddo pazzesco. In breve tempo tutta la balaustra d’affaccio si affolla in maniera paurosa e quasi vengo pigiata contro essa, da chi rimasto indietro vorrebbe conquistare una posizione prioritaria per assistere allo spettacolo pirotecnico. Per fortuna i miei “uomini” Watussi si piazzano alle mie spalle creandomi quasi un recinto protettivo e inavvicinabile!
Ci siamo inizia il countdown…10-9-8-7-6-5-4-3-2-1…BUON ANNO! Un coro veramente a migliaia di voci intona auguri, canzoni e quant’altro fra baci e abbracci festosi per l’arrivo del 2019, mentre in contemporanea inizia uno spettacolo sul lago davvero eccezionale. A 250 metri dalla riva lanciati da una piattaforma sistemata al centro dello specchio d’acqua, una pioggia di fuochi d’artificio a dir poco supremi, ci hanno regalato una scenografia piro-musicale durata per più di tre quarti d’ora.
Abbiamo ammirato uno spettacolo multicolore che ha illuminato a giorno tutta l’ansa del lago, inondandola di bagliori scintillanti che si alternavano dalle montagne retrostanti alla superficie stessa, davvero emozionante assistervi. Fra tutti quelli da me trascorsi, questo credo sia stato il più bel festeggiamento dell’arrivo di un nuovo anno. Benvenuto dunque 2019 e speriamo tu sia migliore del funesto 2018, per fortuna appena finito!
A spettacolo ultimato in mezzo ad un serpentone gigantesco, letteralmente composto da una marea di gente ancora festosa con anche calici in mano con un proseguo di brindisi, lasciamo il lungolago con un freddo terribile che quasi ci paralizza e ci avviamo verso il parcheggio per recuperare la nostra macchina e rientrare a Cernusco.
Ciao Como città di scienza a ridosso di un lago storico che ha incantato per secoli artisti e viaggiatori per il suggestivo e affascinante panorama. Tend end! La seconda tappa del mio tour a cavallo dell’ultimo dell’anno finisce qui, ma se vorrete scoprire la prossima, ogni tanto date un occhiata al sito.
.E allora ciao e vi do appuntamento alla terza parte che redarrò presto, stay tuned on Ricopennaselvaggia… 😉
3 Responses
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