ALLA SCOPERTA DEI SAPORI TIPICI E DEI LUOGHI STORICI DI CALABRIA, SAN GIORGIO MORGETO ANTICO BORGO NORMANNO AI MARGINI DEL CUORE ASPROMONTANO. – 5 Agosto 2018 – In questo fotoreportage vi descrivo uno lembo celebre della mia amata regione, San Giorgio Morgeto, dal nome originario Morgezia mutato poi nel corso dei secoli nell’attuale. Oltre la visita al borgo, con grande gioia andiamo a riabbracciare anche per loro gentile invito, i nostri cari amici Anna Rita e Antonio, amici virtuali che son diventati reali, avendo partecipato ad una mia crociera di gruppo e con cui abbiamo avuto fin dal primo istante un feeling. Non servono descrizioni basta un solo aggettivo, una famiglia davvero meravigliosa!
San Giorgio Morgeto dista da Reggio Calabria 74 km, per cui ci mettiamo in macchina intorno alle nove di mattina e in poco meno di un’ora e un quarto siamo a destinazione. I nostri amici risiedono ai margini del borgo, per raggiungere la loro villetta, percorriamo strade interne nella bella campagna calabra, dal verde intenso nonostante fosse agosto, in prossimità del costone aspromontano l’aria è sempre frizzantina e la flora ne gode. Arrivati a destinazione veniamo accolti prima dal simpaticissimo papà di Antonio, poi da Antonio e dal grazioso cagnolino che ci fa le feste. Pochi secondi dopo, la bella padrona di casa Anna Rita ci viene incontro assieme alle deliziose figliuole Giulia e Carla, gli abbracci gioiosi nel rivederci a distanza di quattro mesi, sono intensi.
Una volta entrati in casa ci accolgono altre meravigliose presenze, i dolcissimi mici della famiglia, stupendi a dir poco e per noi che li amiamo è davvero una gioia accarezzarli. Fra chiacchiere e racconti tornando indietro alla nostra crociera, si fa ora di pranzo, mi servirebbero davvero decine di righe, per descrivervi il desco apparecchiato con antipasti e pietanze tipiche calabresi, sapientemente cucinate dalla bravissima Anna Rita. Odori e sapori della mia terra che mi mancano sovente risiedendo nel Lazio, e che in queste occasioni gusto davvero oltre che con il palato, con tanto amore. Anna Rita sei una cuoca rara oltre che professionale, un’affettuosa ospitalità impagabile, grazie!
Finito il pranzo ci aspettano altre chicche favolose, i dolci, specialità della mia bravissima amica, aiuto e chi mi ferma, vado in estasi nel gustarli! Anna Rita fin da ragazzina ha coltivato una sua dote innata, l’hobby per la preparazione dei dolci, così della passione ne ha fatto un lavoro, la sua abilità la potrete evincere dalle foto di seguito. Oggi è specializzata in cake design e con grande successo crea torte da matrimonio, per compleanni, pasticceria e molto altro, se avrete modo di verificarlo di persona ne rimarrete stupiti. Non solo hanno una bellezza visiva, ma i suo dolci una volta assaggiati faranno impazzire le vostre pupille gustative. Vi lascio di seguito due link da cliccare, dove potrete ammirare tutto ciò che le sue mani sapienti preparano. Pagina Facebook e Blog
Ma non solo Anna Rita mi ha rapito con la sua favolosa cucina e i dolci, anche Antonio il marito che io ho soprannominato il guru del caffè e vi spiego di seguito perché, ha proseguito attentando alla mia dieta 😀 Mi ha fatto assaggiare il gelato di sua produzione artigianale, sapori eccezionali e davvero nuovi, che dire sono di nuovo in estasi da gusto. Ho iniziato dall’antipasto e ho finito dopo un escalation di sapori, che non riesco neanche a descrivervi per la loro bontà. Ma veniamo al caffè, un prodotto dal marchio depositato San Giorgio Caffè, che crea nel 2010 Antonio, e che con grande entusiasmo sceglie l’omonimo nome del bellissimo borgo, per il grande amore che lo lega al suo paese.
Dopo un primo periodo di rodaggio come avviene per l’avvio di tutte le nuove aziende, la torrefazione San Giorgio Caffè spicca il volo e ottiene grande successo, consolidandosi negli anni a seguire con sempre più apprezzamento da parte dei clienti. Al suo prodotto principale della linea bar con 45 diversi tipi di cialde e capsule compatibili, Antonio aggiunge un’altra leccornia, la gelateria. Con grande impegno e passione, scala la vetta anche qui e l’ascesa del gelato artigianale, conquista la sua clientela. Fiore all’occhiello, ne sono sopratutto due prodotti già distribuiti in tutta Italia e anche all’estero, il gelato al gusto Limon di Calabria e a quello del Bergamotto, preparati con materie prime prodotte proprio nel territorio calabrese. Li ho assaggiati e vi assicuro che hanno un sapore ineguagliabile.
Che dire…fra moglie e marito, non saprei davvero scegliere, ma di sicuro posso affermare che se vi recherete a San Giorgio Morgeto, non potete perdervi l’assaggiare, il gustare o sorseggiare, i prodotti dei miei amici! Vi lascio il link della pagina Social di Antonio, dove troverete altre info preziose Pagina Facebook. Finito dunque di pasteggiare abbondantemente e dopo esserci ripresi appunto con l’ennesimo buon Caffè San Giorgio Morgeto, usciamo per la visita al famoso rinomato storico borgo, la nostra prima meta sarà il Castello Normanno Svevo.
Ci “inerpichiamo” su per stradine con le nostre auto e giungiamo in poco tempo a destinazione. Da subito si scorge ciò che rimane del maniero, in sostanza parti di mura, basamenti, qualche torrino e la cisterna che viene adibita in alcune occasioni a saletta mostre e convegni. Il grande campo sottostante invece è spesso teatro di concerti e manifestazioni. Come tutte le fortificazioni è posto in posizione strategica di modo da dominare tutta la vallata, infatti con un solo colpo d’occhio, si abbraccia l’intera Piana di Gioia Tauro fino a Capo Vaticano.
Il castello del Re Morgete opera dei bizantini e risalente al X secolo, durante il Regno di Ruggero D’Altavilla fu modificato e ampliato. Sotto il possesso di altri nobili succeduti a quest’ultimo, le modifiche proseguirono, fino ad essere abbandonato intorno al XVI secolo, per poi ridursi a rudere nel 1738, a causa del terremoto. Al suo interno vi si accede gratuitamente ma con non poca difficoltà, più avanti vi spiegherò perché, in ogni caso come potete vedere, le immagini sottostanti ve lo annunciano. E’ necessario percorrere numerosi ripidi gradini, per raggiungere la sommità della collinetta.
Giunta con il fiatone a tre quarti di salita, mi soffermo davanti ad una stele, si tratta di un monumento commemorativo ai Caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Poggia su una base ottagonale di granito e la colonna a blocchi è cinta da un gruppo scultoreo in bronzo, che raffigura l’allegoria della Vittoria Alata affiancata da un soldato in procinto di scagliare una granata ed uno morente. L’opera è stata realizzata da Fortunato Longo, un artista calabrese che l’ha intitolata Faro Votivo. Lascio il monumento e con un altro sforzo eccomi ai piedi di ciò che resta della fortezza.
Dopo averla ammirata si va alla scoperta di quel che resta del suo interno, ma un’altra ardua impresa spetta al mio fisico. L’accesso al Castello non è tanto agevole, quindi attenzione se vi recherete in visita e non deambulate bene. E’ situato nella parte posteriore della torre, sfornito da alcuna pur rudimentale scala e quindi bisogna cimentarsi in una mini scalata. Ed io fra parti di pietroni e laterizi sporgenti, mentre i miei cari amici compreso il mio consorte e mio figlio si arrampicano senza difficoltà, faccio una gran fatica e stento a salire. Ormai come sempre sono un habitue protagonista di scene da ridere, tuttavia riesco nell’impresa.
Entriamo così nella torre Maschio unica rimasta di tutto il manufatto. Con base quadrangolare, disposta su due livelli ha una bella volta a botte, nell’affacciarmi dai due finestroni ad arco, noto creste di muri sparse tutto intorno, mi fanno intuire dunque quanto fosse complessa la sua struttura originaria. Scattiamo qualche foto ricordo e saliamo al secondo livello, lo facciamo tramite una scala in pietra posta sul fianco della torre, che ci porterà fino alla merlatura che la cinge. Oserei dire un altra scalata per me che conferma l’essere imbranata.
Una volta arrivata in cima in ogni caso la fatica viene ripagata abbondantemente, la veduta panoramica è a dir poco strabiliante! Una visione oltre che su tutto il borgo storico, anche su tutta la Piana di Gioia Tauro fino a al Monte S.Elia e verso Capo Vaticano, senza tralasciare lo skyline con la linea dell’orizzonte sul mare, che in condizioni di aria tersa, offre nitidamente le sagome delle Isole Eolie. Ma sopratutto volgendo lo sguardo nella direzione opposta nel cuore del bellissimo Parco Nazionale Aspromontano, si abbraccia un intero pendio immerso in una fitta vegetazione di pini, meraviglioso davvero!
Il legame fra questo Castello e gli abitanti del borgo è molto saldo e forte, infatti si rinnova ogni anno con una grande festa. Viene celebrata in agosto e San Giorgio Morgeto si anima appunto dello spirito medievale, sia nell’area residenziale che in quella del maniero, vengono effettuate visite guidate, animate da attori in costume che rievocano la vita, le usanze e gli antichi mestieri di allora, riaffermando un passato glorioso testimoniato appunto da queste imponenti e affascinanti restanti vestigia.
Terminiamo la nostra visita al castello e per tornare giù rifacciamo l’arduo percorso, aiuto per me la discesa è stata ancora più difficoltosa della salita, ribadisco son proprio imbranata e mi son meravigliata nel non aver fatto qualche comica caduta, anche stavolta ne esco dunque incolume! Curiosità: una leggenda narra, che nel castello ci sia un fantasma che si aggira nelle rovine fluttuando tra le luci violacee della suggestiva illuminazione notturna, come sempre la fantasia popolare ama ricamare storie tessendole tra mito e mistero.
Una volta lasciato il castello, Antonio ed Enzo ridiscendono con le nostre autovetture, per portarle giù nel parcheggio in paese, mentre io, Kevin, Anna Rita e le ragazze andremo a piedi per poter visitare il borgo antico, verremo tuttavia raggiunti anche dai nostri due uomini, che risaliranno per unirsi a noi nel tour. San Giorgio Morgeto è un comune con poco più di 3000 abitanti, un nucleo residenziale pittoresco quasi aggrappato ad uno sperone di roccia, fiancheggiato da due valloni e avvalorato da decine di sorgenti, che sgorgano dal suo territorio aspromontano.
L’area residenziale ai piedi del castello nasce con il nome di Morgezia, fu voluta sempre da re Morgete figlio di Italo, una popolazione di genti italiche che occuparono le aree della Calabria Ionica e Tirrenica. Muta in seguito nel nome di San Giorgio Morgeto, mantenendo la finale omonima del re e anteponendo il nome del santo. Questo perchè si narra di un miracolo da lui effettuato nel corso delle incursioni saracene e dell’epidemia della peste, avrebbe protetto dunque la città, che ne rimase indenne e quindi in suo onore fu anteposto San Giorgio.
Il borgo si trova ad un altitudine di 520 metri dal livello del mare, come tutti gli agglomerati medievali è un delizioso labirinto di vicoli e stradine lastricate, e conserva il fascino di un tempo che fu con i suoi monumenti, le case basse dallo stile ancestrale e le numerose chiese, tant’è che per la sua spettacolarità viene definito il presepe dei presepi. E a proposito di vicoli, eccone uno davvero particolare: ” Il Passetto del Re”, annoverato e dichiarato come vicolo più stretto d’Italia, misura 40 cm per una salita di 30 gradini. Una sorta di scorciatoia che collega Largo Sopaleja direttamente al piazzale antistante il castello.
La sua denominazione risale sempre a Re Morgete, una sua via di fuga veloce in caso di attacchi alla fortezza o per qualsiasi situazione che lo costringesse a scappare. In sostanza una volta superato, il re poteva far perdere le sue tracce imboccando i numerosi labirintici vicoli del borgo. Ma c’è anche chi racconta che lo usasse di notte per passare inosservato, quando andava a trovare nelle alcove le sue suddite, cortigiane compiacenti. Curiosità: nella credenza locale, il percorrere questo passetto è ritenuto di buon auspicio, in particolare per coloro che hanno problemi di cuore e per gli innamorati.
Dopo esserci divertiti sperimentando la minima misura della larghezza, entrando all’interno dell’originale camminamento, proseguiamo il nostro tour guidato da Antonio e Anna Rita, favolosi ciceroni. In questo sito affacciato sui margini orientali della Piana di Gioia Tauro, davvero affascina ammirare i palazzotti che evocano tempi passati e che rimangono legati ad antiche tradizioni. Tradizioni che si conservano a tutt’oggi, come ad esempio quelle del sedersi davanti l’uscio di casa a sferruzzare o a chiacchierare tra comari.
Immersi nella contemplazione di anfratti e viuzze giungiamo davanti la Chiesa Matrice di Maria S.S. Assunta, risalente ai Primordi dell’era cristiana e appartenuta all’Arcivescovo di Altano. Si narra che fu eretta al tempo in cui gli Apostoli San Pietro e San Paolo vennero nelle Calabrie a diffondere la fede in Cristo. Si trova al centro del paese ed è di fondazione ottocentesca, fu ricostruita in stile Romanico, dopo la distruzione del terremoto del 1783 con l’aggiunta del campanile. La sua facciata con quattro lesene ioniche e un frontone ad edicola, è preceduta da due monumentali scale laterali che conducono al portale d’ingresso.
Al suo interno l’unica navata centrale con transetto e abside, mette in risalto l’imponente Altare Maggiore realizzato in marmi policromi napoletani, un soffitto a cassettoni semplice ma di rilievo e un bellissimo coro ligneo con il suo organo a canne entrambi raggiungibili tramite una particolare scala a chiocciola, completano il tutto. Da notare anche la pavimentazione marmorea, che al centro crea giochi geometrici a losanghe e ha una croce greca inscritta. Che dire un gioiellino incastonato in questo luogo di Calabria mia, che sempre mi stupisce e non dimentico, nonostante la lontananza.
Con la Chiesa Madre vi è l’annesso Convento di San Domenico di origini Bizantine, importante centro di studi teologici e biblici, diede i voti e il nome di Tommaso in onore del Santo, al grande filosofo Campanella. Ma una volta fuori dalla chiesa, incuriosita osservo la pietra incastonata in una delle sue facciate, si tratta dell’antica Pietra Santa venuta alla luce durante gli scavi di restauro. E’ ritenuta simbolo di culto dei fedeli, in quanto mostra l’incisione di una croce e evidenti tracce di usura, probabilmente dovute ai numerosi baci dei religiosi.
La giornata trascorsa assieme ai nostri splendidi amici è letteralmente volata, ormai volge all’imbrunire e per noi è ora di rientrare a Reggio, lasciamo dunque il centro storico e ci incamminiamo verso la piazza principale di San Giorgio Morgeto. Arriviamo così nel fulcro del borgo, dove gravita tutta la sua vita sociale, una grande area denominata della Fontana Bellissima. Ammirando il suo perimetro, nello stile delle edificazioni che la cingono, mi racconta un po il riassunto di tutta la storia del paese. La fontana ottagonale è in materiale granitico e risale al ‘450, si erge verso l’altro in forma degradante, per culminare con la scultura di una venere ellenista, realizzata in marmo bianco.
Come mia abitudine e chi legge i miei reportage lo sa, vi ho illustrato le parti più salienti del borgo, ma non ho raccontato e descritto tutto ciò che ho visto e che c’è da ammirare, per potervi lasciare il piacere di scoprirlo da voi se vi ci recherete in visita. Ci intratteniamo con i nostri amici per altri minuti chiacchierando, io ne approfitto per comprare in una bancarella le famose “‘nzudde” tipici dolci di calabria di origini magno greche e dalle più svariate forme, un dolce di cui davvero ne vado matta. Si fa ora, con un grande ringraziamento per la loro deliziosa ospitalità e disponibilità salutiamo i nostri amici e ci avviamo al parcheggio per recuperare il nostro SUV e far rientro in città.
Una volta in macchina percorriamo la via del ritorno immersi in un verde unico che solo la mia terra sa regalare, fra distese di ulivi secolari che si mescolano a quelli degli agrumeti e inebriandoci del profumo di zagara e di gelsomino. Amo la mia bella Calabria, terra di storia, di miti, leggende e d’incanto!
Concludo questo mio foto racconto con un affettuosissimo abbraccio alla meravigliosa famiglia dei miei amicuzzi, Anna Rita, Antonio, Giulia e Carla, siete speciali, siete unici, siamo stati benissimo con voi e spero vivamente di poter replicare…vi voglio bene…grazie…grazie…grazie di
The end…e se vuoi scoprire il mio prossimo reportage stay tuned on Ricopennaselvaggia… 😉
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